"Un obbligo che scarica le responsabilità sugli imprenditori e rallenta la ripresa"

I non vaccinati nelle ditte del Varesotto sono il 10 per cento. Sia gli industriali di Univa sia Confesercenti si sentono messi in difficoltà dall’incombenza

Migration

I non vaccinati nelle imprese della provincia di Varese sono in media intorno al 10%. A fornire il quadro della situazione è il presidente dell’Unione degli industriali della Provincia di Varese Roberto Grassi (nella foto). Ma al di là del numero limitato, quello che preoccupa il mondo produttivo è la mancanza di chiarezza su alcune procedure che spettano alle aziende.

Un tema delicato è quello della privacy. "Gli imprenditori – sottolinea Grassi – non possono chiedere ai lavoratori se il Green pass deriva da guarigione, tampone o vaccino. E non possono raccogliere queste informazioni nemmeno se il lavoratore è spontaneamente disposto a fornirle. Una maggiore flessibilità velocizzerebbe le procedure". Univa ha consigliato alle imprese di fare a tutti dipendenti, sistematicamente e ogni giorno, la verifica del green pass.

C’è poi l’incognita trasportatori: molti provengono dall’Europa dell’Est e sono vaccinati con Sputnik, che non è riconosciuto dall’Ema. "C’è molta confusione e questo impatta direttamente sull’operatività delle aziende", sottolinea Grassi. Intanto secondo Confesercenti Varese la decisione del Governo andrà a rallentare la ripresa economica e a mettere in difficoltà coloro che hanno deciso di resistere nonostante un lavoro ridotto al 70%. "La Confesercenti territoriale – commenta la presidente Romana Dell’Erba – non può chiudere gli occhi davanti a dati che parlano chiaro da più di un anno: l’obbligo del Green pass scarica le responsabilità sui datori di lavoro e rallenta la ripresa economica".

L.C.