Tragedia Mottarone, San Fermo urla: "Con la vita non si gioca"

Varese, il quartiere ai funerali di Silvia e Alessandro Dolore e sdegno: stroncati da un errore umano

Silvia e Alessandro morti nel crollo della funivia

Silvia e Alessandro morti nel crollo della funivia

Varese, 28 maggio - Lo strazio per la morte di Silvia e Alessandro ha segnato anche il giorno delle esequie. Poco prima che iniziasse la funzione infatti una conoscente ha perso i sensi richiedendo l’intervento di un’ambulanza per prestare i soccorsi. C’era da immaginarselo visto la carica emotiva con cui San Fermo, che può essere definita una città all’interno di Varese vista l’estensione e il numero di abitanti, ha reagito alla notizia della perdita di due giovani della comunità che cresce all’interno dei palazzoni alla periferia del capoluogo.

C’è già un sole estivo poco dopo le 13 quando due donne alla fermata del bus scoprono di essere lì per la stessa missione. Riaccompagnare i nipoti dall’asilo a casa e permettere alle mamme di presenziare all’ultimo saluto alla coppia d’amici. «Silvia e Alessandro erano appena andati a convivere a due passi da qui in Via Pergine – spiega una delle due donne –. Lei si era laureata a marzo e dopo aver trovato lavoro attendeva solo di convogliare a nozze con il suo grande amore".

Alle 13,30 il personale volontario preposto a curare che tutto vada come previsto è tutto radunato ai piedi della scalinata che porta in Chiesa. Un breve briefing sul comportamento da far tenere alla folla che accorrerà, le ultime raccomandazioni per far sì che anche all’arrivo dei due feretri non si crei assembramento. Quasi impietosa sulla cancellata che delimita il giardino della Chiesa di Santa Maria giace ancora la foto di Giuseppe Guzzi, il 24enne morto la scorsa settimana. Quello di ieri ha le sembianze dell’ennesimo tributo che il destino ha chiesto alla gioventù di San Fermo. Alla spicciolata ecco arrivare gli amici di Silvia e Alessandro, ragazzi che come sempre succede dinanzi a queste tragedie si chiudono a riccio nel silenzio di chi è incapace di urlare il proprio dolore. Occhi lucidi e lunghi abbracci sono il comun denominatore di tutti i capannelli che si vengono a creare dentro e fuori dalla Chiesa.

Il pesantissimo silenzio è rotto solo dalle grida di dolore dei familiari all’ingrasso dei feretri, poco dopo il malore che fa posticipare l’inizio della cerimonia. All’interno di quest’ultima le dure parole utilizzate dal vescovo ausiliare di Varese Giuseppe Vegezzi nell’omelia. " La prima domenica primaverile dopo il lockdown, il desiderio di una ritrovata normalità. Ecco invece la tragedia che ci ricaccia a dover fare conti con la precarietà della vita che può essere stroncata anche da errori umani. Perché per incompetenza, immoralità, per avidità ed egoismo si gioca troppo spesso con la vita d’altri. Noi ora siamo qui con sole domande". Le stesse a cui proverà a dare una risposta la Giustizia che non potrà però colmare mai qual vuoto che l’addio a Silvia ed Alessandro ha consegnato.