Strage di Samarate: Maja e l’ossessione della bancarotta, brandelli di movente

Il geometra durante il trasferimento in cella: "Sono un mostro". Operato il figlio, grave ma stabile

Alessandro Maja

Alessandro Maja

Samarate (Varese) - Nell’ultimo mese il geometra Alessandro Maja era "cambiato", depresso e "ossessionato dal denaro", terrorizzato dalla possibilità di "finire in bancarotta, sommerso dai debiti". Possibilità che, però, non era concreta: il suo studio di interior design a Milano, pur con tutte le difficoltà anche nel far quadrare i conti attraversate in due anni di pandemia, aveva clienti e commesse.

La situazione finanziaria della famiglia era stabile, senza spese anomale nell’ultimo periodo e senza uno stile di vita al di sopra delle possibilità. Ma, nonostante questo, Maja era sprofondato sempre di più nelle sue ossessioni, nel terrore di ritrovarsi "in povertà" all’età di 57 anni. Ossessioni, peggiorate durante i giorni a cavallo di Pasqua che la famiglia ha trascorso in isolamento a causa del Covid, che forse sono state una delle molle in grado di scatenare la furia omicida, assieme ai problemi coniugali e alla possibilità di una separazione. Dettagli che emergono dai racconti di parenti, conoscenti e colleghi ascoltati ieri dai carabinieri, che stanno cercando di ricostruire il movente della strage di Samarate, nel Varesotto. Il geometra Alessandro Maja, all’alba di mercoledì, ha sorpreso nel sonno e massacrato a colpi di martello e forse usando anche un trapano la moglie 56enne Stefania Pivetta, la figlia 16enne Giulia e il figlio Nicolò.

Il 23enne, unico superstite, ieri è stato operato all’ospedale di Varese. Resta in condizioni gravi ma stabili. Nicolò, che coltivava il sogno di diventare pilota d’aereo, se dovesse sopravvivere rischia di avere danni permanenti. Il padre che ha cercato di ucciderlo, arrestato mercoledì, ieri mattina è stato dimesso dal reparto di chirurgia plastica dell’ospedale San Gerardo di Monza e trasferito nel carcere del capoluogo brianzolo. Durante il tragitto avrebbe rotto il silenzio urlando una frase: "Sono un mostro". Forse una prima presa di coscienza, dopo una notte di sangue e deliri. Dopo aver massacrato i familiari, Alessandro Maja ha cercato di uccidersi con un’arma da taglio e anche dandosi fuoco. Si è inferto ferite arrivando fino all’osso dei polsi, nel tentativo di tagliarsi le vene, e all’emitorace destro. Ora è in carcere in isolamento e questa mattina, alle 10, verrà trasferito nel Tribunale di Busto Arsizio per l’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Luisa Bovitutti. Il pm Carlo Alberto Lafiandra ha chiesto la convalida dell’arresto e la misura della custodia cautelare in carcere, sulla base delle prime attività investigative che lasciano pochi dubbi sulle responsabilità, confessate dallo stesso Maja ("Li ho uccisi tutti") davanti alle vicine di casa che per prime hanno chiamato i soccorsi. Mercoledì, davanti al pm, si era avvalso della facoltà di non rispondere, anche perché era sedato e con la maschera per l’ossigeno. Oggi, invece, potrebbe rispondere alle domande del gip. "Prima valuteremo le sue condizioni psicofisiche e la sua lucidità", spiega l’avvocato Enrico Milano, difensore di fiducia insieme alla collega Sabrina Lamera.

Domani, invece, verrà eseguita l’autopsia sui cadaveri di Stefania Pivetta e della figlia Giulia. Oltre a chiarire l’ora e le modalità della morte, attraverso gli esami tossicologici il medico legale accerterà se le vittime siano state narcotizzate per impedire una loro reazione. Intanto i carabinieri, coordinati dal procuratore Carlo Nocerino, hanno eseguito nuovi rilievi nella villetta in via Torino. Da un video, realizzato mercoledì mattina per “cristallizzare“ la scena del crimine, emerge tutto l’orrore di una mattanza che ha lasciato sconcertati anche gli investigatori più esperti. Sangue ovunque, soprattutto sul divano dove è stata sorpresa Stefania e nelle camere dei figli. Scene che stridono con una casa tenuta fino alla tragedia in perfetto ordine, da quella che i vicini descrivono come una "famiglia modello". Una famiglia spazzata via. "Siamo distrutti – spiega Ines Lusto, la madre di Stefania – ha massacrato mia figlia e i miei nipoti". La 16enne Giulia aveva raccontato al nonno materno un inquietante e "strano" episodio, avvenuto la sera prima della strage, che avvalorerebbe l’ipotesi della premeditazione. "Papà è venuto sul mio letto – sono le parole della ragazza uccisa riferite ieri da nonno Giulio Pivetta – e mi ha chiesto scusa".