Lonate, sindaco arrestato per corruzione: "cacciato di casa" da compagna

Durante le indagini, la donna lo avrebbe accusato di essere "un incompetente" per aver fatto arrivare una tangente sul suo conto corrente

Danilo Rivolta

Danilo Rivolta

Busto Arsizio (Varese), 22 maggio 2017 - Danilo Rivolta, sindaco di Lonate Pozzolo, arrestato martedì scorso per corruzione, tentata concussione e abuso d'ufficio, durante le indagini sarebbe stato buttato fuori di casa dalla compagna indagata, l'ex assessore all'edilizia di Gallarate ( Varese) Orietta Liccata, che lo avrebbe accusato di essere "un incompetente" per aver fatto arrivare una tangente sul suo conto corrente. È quanto emerge dalle 116 pagine di ordinanza, nelle quali la Procura di Busto Arsizio descrive Danilo Rivolta responsabile della messa in atto di un "sistema" di tangenti, in cambio di favori ed agevolazioni in merito a pratiche edilizie e sanatorie ad alcuni imprenditori.

In una conversazione intercettata, Rivolta parla della lite con la compagna con il proprietario della 'Malpensa Parking s.r.l' Massimo Zocchi, anche lui indagato: "Mi ha buttato fuori di casa, dice che noi siamo pazzi, che non vuole aver più nulla a che fare con noi, non sai che insulti, che siamo una manica di incompetenti". E l'imprenditore gli risponde: "Ma scusa, cosa avrebbe dovuto fare quello la, metterlo sul tuo, non è mica peggio?", e poi aggiunge: "Va beh, c'è un altro modo, poi te lo spiego a voce".

La conversazione si riferirebbe ad un bonifico effettuato da Zocchi sul conto del fratello del sindaco, Fulvio Rivolta (ai domiciliari nell'ambito della medesima inchiesta), titolare della 'Proget s.r.l', secondo gli inquirenti di fatto utilizzata dal primo cittadino per agevolare gli imprenditori corruttori nella progettazione di aree e cambi di destinazione d'uso, le cui richieste venivano poi vagliate dal suo Comune, con tanto di pressioni all'ufficio tecnico perché le trattassero celermente. Il denaro che Zocchi avrebbe detto a Fulvio Rivolta essere "un regalo per il sindaco", sarebbe stato girato dal conto della 'Proget' a quello di Orietta Liccata. La donna avrebbe reagito infuriandosi e rimandando indietro i bonifici.

Sempre dalle carte emerge anche quello che, per gli indagati, doveva essere l'alternativa non andata in porto, ovvero un'amica di Liccata a cui far arrivare il denaro. "Tutto è nato perché la sua amica non ha combinato niente, perché noi eravamo già d'accordo e poi abbiamo dovuto trovare una soluzione", ha detto Zocchi a Rivolta in un'altra conversazione intercettata. Il sindaco, dopo un altro scambio di battute, gli risponde: «Ho detto a mio fratello di tenerli lì, tanto ormai lo sa che lo so, uso la carta di credito della società, poi son fatti suoi". Per discutere del denaro in arrivo sul conto infine, i due indagati utilizzavano un gergo preciso ("Babbo Natale non è arrivato") per riferirsi al mancato accredito dei bonifici.