Morti in corsia a Saronno, il botta e riposta degli ex amanti: "Ti amo, ma dico la verità"

Il medico Leonardo Cazzaniga e l'infermiera Laura Taroni, i due protagonisti dell’inchiesta “Angeli e demoni”

Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni

Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni

Saronno (Varese), 18 febbraio 2018 - Gli arresti. I primi mesi di detenzione. Arriva un momento in cui le strade giudiziarie di Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni prendono direzioni diverse. E’ anche la fine della storia fra i due protagonisti dell’inchiesta “Angeli e demoni” della procura di Busto Arsizio: il medico anestesista, ex vice primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno, e la donna di Lomazzo, infermiera nello stesso reparto.

Il 27 febbraio del 2017, dal carcere di Busto, Cazzaniga scrive alla ormai ex amante, detenuta al Bassone di Como. Totale distanza dalla “signora Taroni”, un freddo “lei”, hanno sostituito i toni amorosi della prime corrispondenze. Come firma non il nome ma una sigla del cognome. «Cara signora Taroni, ho testé appreso durante l’interrogatorio con il pm di essere stato da lei accusato della morte di Massimo (Massimo Guerra, marito della Taroni, ndr) e di sua madre (Maria Rita Clerici, madre della Taroni, ndr). Sono profondamente amareggiato e addolorato. Evidentemente ho vissuto gli ultimi 5 anni, con lei, nell’oscurità più profonda. Dico ciò perché pensavo lei mi amasse. Io la amo ancora profondamente ma considero la relazione che ci univa (apparentemente) irrimediabilmente chiusa. Consapevole che questa mia sarà del tutto irrilevante per lei, le comunico che questa sarà la mia ultima lettera e la invito a non contattarmi mai più. La ringrazio per il dolore che mi sta provocando. Le auguro buona fortuna per la sua vicenda processuale. Caz».

«Sono stanca, lo dico a te che considero ancora il mio uomo». La risposta della Taroni è affranta, addolorata. «Tu non hai buttato via 5 anni, non ti ho accusato di niente, ho dato ad ognuno di noi le proprie colpe». «Penso - aggiunge - che se a mente lucida rileggi l’interrogatorio ti accorgerai che non ho inventato niente per te, cioè contro di te». «Ti amo tanto» è la chiusa. La svolta è segnata dagli interrogatori della Taroni all’inizio dell’anno, il 31 gennaio e il primo febbraio, con il pm di Busto, Maria Cristina Ria. Ascoltata sulla morte del marito, descrive un ménage coniugale di brutalità, «notti infernali», «drammatiche pratiche». Nasce l’idea non di eliminare ma di “neutralizzare” il coniuge. «L’ho deciso con Leonardo Cazzaniga, fu lui a suggerirmelo. Leonardo mi suggerì di farlo passare per ammalato». Giorni dopo chiede di essere riascoltata. Il 13 febbraio lancia un’accusa terribile: «Leonardo ha deciso di uccidere mia madre». Racconta che il medico l’ha soppressa praticandole nella giugulare una iniezione di fibrinolitico, un anticoagulante del sangue. È l’innesco della drastica reazione di Leonardo Cazzaniga.

La coppia Taroni-Cazzaniga condivide l’accusa degli omicidi della madre della donna, Maria Rita Clerici, del marito Massimo Guerra, del suocero Luciano. La Taroni viene processata in abbreviato davanti al gup di Busto, Sara Cipolla. I pubblici ministeri hanno chiesto una condanna a 30 anni di reclusione per le prime due morti e l’assoluzione per quella del suocero. Leonardo Cazzaniga ha scelto invece il processo davanti alla Corte d’Assise. Gli vengono addebitati anche i decessi di undici pazienti affidati alle sue cure al Pronto soccorso di Saronno provocati, secondo l’accusa, con la somministrazione, in rapida successione, di farmaci in sovradosaggio: quello che il medico chiamava “protocollo Cazzaniga”. L’udienza preliminare riprenderà domani.