Morti in corsia a Saronno, Cazzaniga: "Volevo eliminare sofferenza nei pazienti"

L'ex viceprimario del pronto soccorso ha anche ammesso di aver fatto uso di antidepressivi in servizio

Leonardo Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga

Saronno (Varese), 11 marzo 2019 - Nuova udienza, oggi, in Tribunale a Busto Arsizio ( Varese), per il processo a carico di Leonardo Cazzaniga, l'ex viceprimario del Pronto soccorso di Saronno, accusato di 12 morti in corsia e 3 nella famiglia dell'ex amante infermiera Laura Taroni.

"Negli hospice le terapie palliative accelerano il decesso, perché l'obiettivo è la cessazione della sofferenza, che non significa desiderarne la morte", ha detto Cazzaniga, rispondendo alle domande dei pm sui quantitativi di farmaci con cui ha trattato le presunte vittime. L'ex viceprimario ha spiegato che era una sua prassi quella di somministrare alti dosaggi di farmaci in pronto soccorso, a velocità ridotta, perché è "l'approccio del medico dell'urgenza con un paziente al limite della sua esistenza e che ritengo quello moralmente corretto". "Rimarco la differenza tra sofferenza e dolore, che hanno due semantiche diverse", ha proseguito Cazzaniga. "Io reagisco alla sofferenza del paziente, credo ci sia da parte del medico un giudizio clinico che non può essere normato". Poi ha aggiunto: "Il medico ha una sua stabilità di giudizio e il dovere di giudicare al di là di tutto". "Molti colleghi aspettano il turno dopo - ha concluso - un atteggiamento attendistico, aspettano il collega successivo perché decida cosa fare".

Poi, Cazzaniga ha ammesso di aver fatto uso di benzodiazepine e antidepressivi in servizio, prelevandoli direttamente dall'armadietto del pronto soccorso. Ha inoltre spiegato che assumeva medicinali in ospedale consapevole che "non è consentito, ma è uso comune per il personale che lavora prendere medicinali in pronto soccorso al bisogno". E ha aggiunto: "Li prendevo a spanne, può essere qualcuno sapesse, non facevo nulla per nascondere questa mia abitudine".