Morti in corsia a Saronno, Cazzaniga: "Nessun omicidio, solo etica"

Per la prima volta parla il medico accusato degli omicidi di undici pazienti

Leonardo Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga

Saronno (Varese), 30 giugno 2018 - Per la prima volta si fa sentire nell’aula dell’Assise di Busto Arsizio dove viene giudicato gli omicidi di undici pazienti in corsia e quelli di tre familiari dell’amante Laura Taroni. Dopo oltre due ore è terminata la deposizione dell’infermiere Radu Iliescu, suo grande accusatore con la collega Clelia Leto. Leonardo Cazzaniga, medico anestesista ed ex aiuto primario del pronto soccorso di Saronno, si alza per una dichiarazione spontanea. È una voce sottile quella che inizia con un educato “buongiorno”. «Nella mia attività di medico non ho mai inteso uccidere qualcuno. Per i pazienti che arrivavano in stato agonico o in stato terminale, essendo io contrario all’accanimento terapeutico, i farmaci che ho somministrato erano finalizzati a ridurre le sofferenze».

Radu Iliescu, 40 anni, origini moldave, è volato dalla Gran Bretagna. Vive a Bristol, lavora nella terapia intensiva di un ospedale della città. È stato infermiere al pronto soccorso di Saronno da settembre 2012 a settembre 2015. La sua segnalazione dopo il decesso di un paziente, Angelo Lauria, insieme con quella, in parallelo, della Leto provocò la nomina di una commissione d’inchiesta che scagionò Cazzaniga e il suo “protocollo” di terapia. Sia pure costellata di “non ricordo” per il tempo trascorso, la testimonianza dell’infermiere conferma nella sostanza quella messa a verbale tre anni fa in procura a Busto. «Chiesi spiegazioni - è uno dei passaggi centrali - perché il paziente Lauria era peggiorato fino alla morte. Il dottor Cazzaniga mi disse che aveva una bassa aspettativa di vita e che quello era il decorso delle sue condizioni. Mi disse che voleva ridurre le sofferenze e mantenere la dignità del paziente. Era una questione etica, di etica della medicina, che io non potevo capire». 

Angelo Laurisa muore a 69 anni il 9 aprile del 2013 al pronto soccorso di Saronno dove è stato inviato dalla oncologia. È un paziente oncologico, non terminale, con problemi respiratori che quel giorno si sono accentuati. Cazzaniga prescrive due fiale di morfina da 20 mg che l’infermiere Radu provvede a somministrare. «Il paziente si tranquillizzò, pareva meno sofferente. Cazzaniga mi disse che si sarebbe occupato lui della terapia. Non vidi cosa aveva messo nella soluzione fisiologica. Ho saputo dopo che si trattava di Propofol 200 e Midazolam 60 (sedativi - ndr)». «Nelle sommarie informazioni, lei riferisce che Cazzaniga disse che stava applicando il suo protocollo. Lo conferma?», chiede il pm Maria Cristina Ria «Se l’ho detto lo confermo», risponde il teste. Lauria muore nel volgere di 30-40 minuti. Dalla Corte arriva una domanda gravida di significati, che rimane senza risposta: in quanto tempo si era esaurita la somministrazione dei sedativi?

«Cazzaniga - aggiunge Iliescu - scrisse il mio nome sul referto. Gli chiesi di cancellarlo perché la somministrazione non l’avevo fatta io. Allora scrisse il suo». Un dosaggio eccessivo. Una “cosa insolita”. Il pensiero tormenta Radu Iliescu e lo spinge a parlarne con i colleghi e con la coordinatrice degli infermieri, da cui riceve il suggerimento di stendere una segnalazione. Lo fa. La collega Clelia Leto inoltra la sua. Viene costituita la commissione. «Io e la Leto fummo chiamati nell’ufficio del direttore medico Valentini. C’erano il dottor Valentini e il dottor Borgio, responsabile del servizio infermieristico. Ci ringraziarono per le segnalazioni e per avere espresso i nostri dubbi. Per Lauria i dosaggi erano stati alti, inusuali, ma a somministrarli era stato un medico con lunga esperienza e competenza per farlo. Io e la collega rimanemmo stupiti».

E i rapporti con Cazzaniga? «Mi disse: ‘Sei un traditore. Ti manderò in Siberia’. Lo interpretai solo come una battuta ironica». All'attacco anche l’avvocato Fabio Gualdi, legale della famiglia Lauria. Iliescu ha riferito di avere sentito Cazzaniga dire al 118 che nel caso di ricoverati in codice giallo e rosso avrebbe applicato il “protocollo”. Quello di Lauria era addirittura il verde.  I difensori del medico, Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora, formulano un interrogativo: se davvero Cazzaniga voleva sopprimerlo, perché sottoporre Lauria a una radiografia toracica e all’esame del sangue? Nell’udienza vengono rievocate altre morti sospette: Giuseppe Pancrazio Vergani, Luigia Lattuada, Antonino Isgrò.