Saronno, morti sospette in corsia: sotto la lente la commissione che valutò Cazzaniga

"La pericolosità di quei farmaci era percepibile da chiunque"

Leonardo Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga

Saronno (Varese), 16 ottobre 2018 -  Tutti i quattro medici che costituivano la commissione interna avevano gli «strumenti» per arrivare a conclusioni diverse, ossia a una «censura dell’operato di Cazzaniga» per l’impiego di farmaci in sovradosaggio. La materia da esaminare non richiedeva particolari conoscenze specialistiche. Riferiscono nell’aula dell’Assise di Busto Arsizio i tre consulenti tecnici (Fabrizio Bison, Luca Dutto, Bruno Barberis), incaricati dalla Procura di valutare il lavoro della commissione interna nominata dal direttore sanitario Roberto Cosentina. Il compito era di valutare i metodi terapeutici di Leonardo Cazzaniga, medico anestesista in pronto soccorso a Saronno, accusato di undici omicidi in corsia. Componevano la commissione Paolo Valentini, direttore medico; Nicola Scoppetta, dirigente del pronto soccorso; Fabrizio Frattini, direttore del servizio di emergenza e urgenza; Maria Luisa Pennuto, responsabile della medicina legale. Con i quattro medici, il responsabile degli infermieri, Claudio Borgio. Valentini aveva firmato la relazione finale, con una sostanziale “assoluzione” di Cazzaniga.

Opposto il parere dei tre consulenti. «Si trattava - hanno riferito nell’udienza di ieri - di valutare l’utilizzo di farmaci in netto sovradosaggio. Sono farmaci che hanno una potenziale pericolosità. In questo contesto l’impiego non rispondeva a criteri di sicurezza». E ancora: «La pericolosità potenziale di quei farmaci era percepibile da chiunque con una laurea in medicina, non si richiedevano particolari conoscenze specialistiche». Pure, il dubbio si era insinuato. Il direttore medico Valentini scrive che non si trovano comportamenti uguali in quelli di altri medici, che le dosi superavano «in modo evidente» i dosaggi massimi, che la complessità della materia e altre condizioni «non consentono di esprimere un giudizio unanime sulla condotta del dottor Cazzaniga». «Rimane - aggiunge - una personale perplessità sull’approccio terapeutico ed in particolar modo sulle dosi somministrate che lasciano intravedere un atteggiamento terapeutico aggressivo in alcuni dei casi esaminati».