Saronno, carabiniere indagato per omessa denuncia: il ricordo di un medico

Quel colloquio del 2012 in caserma: "Dissi dei miei sospetti su Laura"

Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga (Ansa)

Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga (Ansa)

Saronno (Varese), 9 dicembre 2016 - Una denuncia "sottovalutata" e una misteriosa lettera di cui, però, non vi è traccia, avrebbero potuto accelerare l’indagine «Angeli e demoni»? È il quesito a cui devono rispondere carabinieri di Saronno e Procura di Busto Arsizio, chiamati a indagare sull’operato del comandante di stazione a Saronno (ora assegnato ad altro incarico), accusato di omessa denuncia.

A quanto ricostruito, una prima segnalazione su sospette condotte di Laura Taroni, l’infermiera accusata dell’omicidio del marito in concorso col compagno medico Leonardo Cazzaniga (sospettato di quattro omicidi in Pronto soccorso), sarebbe arrivata in centrale a Saronno via fax, a firma del direttore dell’ospedale Paolo Valentini, il 21 novembre del 2011. Il fax sarebbe stato ricevuto e protocollato, ma mai trasmesso in Procura. Nell’aprile 2012 un altro medico saronnese (anche lui indagato) si recò dai carabinieri a spiegare i dubbi sull’operato di Taroni. Nelle carte si legge la sua versione. «Mi colpì - dice - il fatto che Laura avesse somministrato una dose così massiccia di insulina rapida a domicilio». Ne andò a parlare con il militare sotto accusa. «Gli dissi che avevo il sospetto che Laura Taroni stesse architettando qualcosa per far fuori il marito».

Il medico ha dichiarato che il maresciallo, sentito il racconto, lo avrebbe invitato a scrivere dei sospetti in una memoria, che lui afferma di aver poi consegnato «dopo un paio di giorni» in busta «chiusa, bianca, con scritto il nome del destinatario che era il comandante». Agli atti risulta il primo accesso del medico in caserma, ma non il secondo, quando avrebbe consegnato il documento. Stando alle carte, il comandante di Saronno ha spiegato di ricordare una sola visita del medico in caserma, il quale gli avrebbe solo parlato di un’infermiera che «male si adoperava» nella cura del marito diabetico. Il militare nega poi di aver ricevuto dallo stesso dottore la memoria scritta. Intercettato nel 2015, il medico fa riferimento forse proprio a quel documento: «In quella lettera io implicitamente dico che effettivamente sapevo che lei il prelievo lo aveva portato dal domicilio hai capito?».