Samarate, il gestore del Caffè Teatro: "Lo spettacolo ripartirà al buio"

"Precoccupato per tutti i lavoratori", Maurizio Castiglioni illustra le prospettive di un settore ancora fermo

Maurizio Castiglioni, storico gestore del Caffè Teatro, locale di cabaret

Maurizio Castiglioni, storico gestore del Caffè Teatro, locale di cabaret

Samarate (Varese), 3 giugno 2020 - A un mese dall’inizio della fase due per gli operatori del mondo dello spettacolo la ripresa stenta ancora ad arrivare. Il 15 giugno è prevista la riapertura di cinema e teatri, ma oltre ai grandi professionisti del settore ci sono numerose sale medio-grandi e associazioni, che rischiano di scomparire. Il ramo più in difficoltà sembra essere quello del cabaret, che proprio nel contatto diretto con il pubblico ha affondato le sue radici.

Maurizio Castiglioni, storico gestore del Caffè Teatro di Verghera, come vede il futuro del cabaret una volta terminata l’emergenza? "In queste condizioni è davvero difficile ripartire. Attualmente la soluzione al problema appare lontana e non ci resta che attendere lo sviluppo degli eventi. Il nostro campo di attività si basa sulla socialità, che è un elemento imprescindibile, e personalmente sono preoccupato per alcuni lavoratori di cui si sente poco parlare, quando si trattano gli aspetti economici, come tecnici del suono o macchinisti".

Durante la quarantena ha approfittato del tempo a disposizione per catalogare il materiale raccolto durante trent’anni di attività del caffè-teatro... "Nel corso degli anni ho raccolto un vasto numero di filmati, che documentano le serate organizzate nel locale. Si tratta di un archivio corposo, che va dalle videocassette al digitale. Ci sono numerose riprese dei laboratori, quando partecipavano dodici/tredici comici alla volta, fino alle prime apparizioni dei giovani Antonio Albanese, Silvio Orlando, Claudio Bisio e Luciana Littizzetto. Una volta che avrò concluso di esaminarle valuterò il loro utilizzo".

Quali sono i video che ha più a cuore? "Quelli del periodo 1990-91 con Aldo, Giovanni e Giacomo. Allora non erano ancora diventati il trio, che avrebbe divertito per generazioni gli italiani e si chiamavano “Galline vecchie fa buon brothers”. In quegli anni si recavano a Verghera per provare degli sketch, molti dei quali sono poi confluiti nello show “Tel chì el telùn”, mentre altri che scartavano sono rimasti inediti. Ma ci sono anche registrazioni di alcuni momenti particolari come il primo Capodanno festeggiato al caffè teatro, nel 1987, con Bisio e Orlando oppure la data zero del celebre spettacolo di Albanese “Uomo”. Mi ricordo infine dei laboratori con Ale e Franz e delle tavole rotonde dove parlavamo di comicità con Leo Bassi".

Che eredità pensa abbia lasciato il caffè teatro? "A posteriori mi sono reso conto di come l’intero panorama del cabaret italiano sia nato tra il 1985 e il 2000. All’inizio di questo secolo, grazie a trasmissioni come Zelig, si è evoluto ed è sbarcato dai locali alle tv".

Nei giorni scorsi ha debuttato Zelig Covid Edition, cosa pensa degli eventi in streaming? "È stata una bella idea per ribadire che ci siamo, ma certifica il momento veramente duro per lo show business".