Varese, ricette dal carcere dei Miogni: la bontà sta al fresco

Libri e magazine con le creazioni gastronomiche dei detenuti

Alcuni detenuti che hanno partecipato al progetto

Alcuni detenuti che hanno partecipato al progetto

Varese, 17 luglio 2019 - Superare le quattro mura in cui si è relegati e assaporare un briciolo di quella vita quotidiana a casa che la pena da scontare tiene troppo distante. C’è anche questo dietro l’interessante iniziativa “Cucinare al fresco”, un magazine trimestrale che racchiude le ricette culinarie degli istituti penitenziari di Bollate, Como e Varese. «Tutto è nato quasi per gioco - spiega la coordinatrice del progetto Arianna Augustoni - Devo dire che l’incremento esponenziale dei detenuti che hanno scelto d’impegnarsi in questa proposta ci ha riempiti di gioia. Siamo partiti prima a Como e poi a Bollate. Ringrazio il direttore del carcere, Carla Santandrea, per averci accettato anche qui a Varese». La cucina scelta come linguaggio che unisce. Primo perché coinvolge tutti viste la condizione di costrizione e potenziale vuoto che affligge gli ospiti dei penitenziari. Poi perché sorpassa le barriere linguistiche.

Ed ecco per esempio la ricetta del cuscus proposta da Youssef. Il giovane marocchino è tra i sei detenuti varesini che si sono cimentati nella stesura delle ricette da inserire nel magazine. Lui, come molti altri compagni, spesso cucina da solo. Al di là del vitto proposto dal carcere, infatti, c’è la possibilità anche di scegliere di acquistare alimenti per preparare piatti in autonomia. Da lì una sana dose di iniziativa, un fornelletto da campeggio e il poco materiale a disposizione permettono la creazione di primi e secondi inaspettati. La compilazione del ricettario è, quindi, una passeggiata in confronto a un forno della pizza creato artigianalmente utilizzando un po’ di carta stagnola per fare una cappa improvvisata. Cucinare, assicurano i detenuti coinvolti nel progetto, è una delle poche attività che, con il gioco delle carte, permette di svagarsi dietro le sbarre.

Qualcosa che solo chi ha assaggiato il carcere può capire e raccontare, come i volontari che quotidianamente stanno al fianco dei detenuti. Ne è un esempio Virginio Ambrosini, educatore che ha scelto di impegnarsi tra gli ospiti del carcere varesino, dopo aver raggiunto la pensione da insegnante 28 anni fa. L’intero ricavato dalla vendita dei ricettari - in arrivo quello interamente dedicato all’istituto varesino - e del magazine sarà reinvestito per interventi destinati ai detenuti. Spiega il direttore Santandrea: «L’obiettivo di questa iniziativa è incrementare le attività integrative offerte ai detenuti, nella speranza possano servir loro per il futuro».