Varese, fumata nera per la clinica Quiete: "Tutti i lavoratori fuori a gennaio"

L’ufficiale giudiziario ha notificato lo sfratto. Dipendenti infuriati: "Decisione incomprensibile"

Una manifestazione dei lavoratori della Quiete

Una manifestazione dei lavoratori della Quiete

Varese, 13 dicembre 2016 - Clinica "La Quiete", il finale è da choc: arriva lo sfratto esecutivo. Tutti fuori entro il 9 gennaio, giorno in cui - a meno di svolte al momento imprevedibili - terminerà la storia di una gloriosa eccellenza della sanità varesina.

I lavoratori, riuniti ieri in assemblea, sono basiti: "Mai ci saremmo aspettati una decisione del genere. Adesso che c’è un interesse concreto per l’acquisto della struttura, ora che stanno pagando gli stipendi arretrati nonché gli affitti arretrati della struttura. Questa è una decisione incomprensibile dal momento che l’attività sta ripartendo. Abbiamo un futuro, abbiamo dei pazienti".

L'ufficiale giudiziario, però, sembra pensarla diversamente. Ha notificato lo sfratto esecutivo alla Quiete, a quanto pare senza prove d’appello: entro il prossimo 9 gennaio i locali dovranno essere lasciati liberi da persone e i macchinari trasferiti. Nessuna deroga, come era accaduto in passato.

Una vera doccia fredda per i 63 lavoratori della storica clinica che per la prima volta, dopo molti mesi vissuti nell’incertezza, potevano sperare in un Natale tranquillo. Il Gruppo Casinelli, intenzionato a rilevare i due rami di azienda (La quiete diagnostica srl e La quiete servizi srl) dal Gruppo Sant’Alessandro (GSA) di Frosinone, aveva infatti pagato quasi tutti gli stipendi arretrati e settimana prossima avrebbe versato anche le tredicesime. Tutti segnali positivi per il proseguimento dell’attività.

"Se questo provvedimento fosse arrivato a luglio - spiega Cinzia Bianchi della Cgil - sarebbe stato comprensibile, ma ora proprio no. Casinelli ha fatto tutto quello che aveva promesso, la situazione si era stabilizzata, i dipendenti hanno continuato a lavorare, i pazienti ci sono. Quindi c’erano tutte le condizioni per continuare. Ma entro il 9 gennaio bisogna svuotare la struttura: fuori i pazienti, i macchinari e il personale dovrà seguirli. Ma dove? Informeremo il prefetto Giorgio Zanzi e il sindaco Davide Galimberti della situazione. Poi andremo dal giudice per capire le motivazioni del provvedimento".

A oggi, però, la clinica è destinata alla chiusura. "È così - spiega la sindacalista -. Penso che anche i creditori non saranno felici di questo. Una struttura funzionante, con tutte le licenze attive, è appetibile. Ma per una struttura vuota e ferma chi sarà disposto a investire sette o otto milioni di euro? Così crediamo non ci sia futuro alcuno. Nessuno comprerà una scatola vuota".