Colpo di scena al processo Lidia Macchi: amico dell'università disse di averla uccisa

L'episodio è stato riferito da una testimone, Paola Bonari, ascoltata nel corso dell'udienza a Varese. E da Daniela Rotelli che raccolse la confidenza di quello studente

Daniela Rotelli fuori dal tribunale

Daniela Rotelli fuori dal tribunale

Varese, 19 dicembre 2017 - Colpo di scena al processo per l'omicido di Lidia Macchi, la studentessa varesina assassinata il 5 gennaio del 1987 nei boschi di Cittiglio, che vede imputato Stefano Binda. Nel corso dell'udienza odierna al tribunale di Varese Paola Bonari, l'amica che Lidia era andata a trovare all'ospedale di Cittiglio quella sera di 30 anni fa, rispondendo a una domanda dell'avvocato Patrizia Esposito, difensore di Binda insieme al collega Sergo Martelli, ha raccontato che Daniela Rotelli, amica conosciuta in Statale ai tempi dell'università, si sarebbe rifatta viva dopo l'arresto di Binda.

Ed ecco il colpo di scena. " Mi ha fatto presente un suo ricordo - racconta Bonari - un dubbio di colpevolezza su una persona". Un fulmine a ciel sereno. Incalzata dall'avvocato Esposito, la teste dice che si trattava di un compagno di università di cui però non circoda il nome. E di non averne mai parlato perché "ho riteuto che fosse un fatto non significativo". A questo punto intereviene anche il presidente Orazio Muscato, chiedendo a Bonari di circostanziare il racconto. "Un giorno - spiega la teste - l'anno stesso della morte di Lidia, questo ragazzo si è accostato a Daniela e gli ha detto che era stato lui a uccidere Lidia. Lei rimase sconvolta ma se lo tenne per sè. Credo che se lo tenne per sè fino all'arresto di Binda". In seguito viene poi specificato che questo presunto incontro fra Rotelli e il compagno di università non avvenne l'anno della morte di Lidia ma qualche anno dopo, nel 1990 o '91. L'avvocato Esposito insiste: "Lei suggerì a Daniela di rivolgersi a qualcuno?" "Le suggerii di rivolgersi all'avvocato Tosoni", risponde Bonari. Anche Muscato incalza, le chiede come mai non si sia rivolta all'autorità giusdiziaria. "Questo ragazzo era un soggetto un po' particolare - risponde la teste - ho pensato a un'uscita, una boutade per impressionare Daniela".

Gli animi in aula si scaldano. L'avvocato Daniele Pizzi, legale di parte civile per la famiglia Macchi, si rivolge direttamente a Bonari tacciandola di inattendibilità mentre il pg Gemma Gualdi parla di "testimonianza che grida allo scandalo" e chiede di ascoltare immediatamente Daniela Rotelli.  Così, alla ripresa dell'udienza nel pomeriggio, viene proprio ascoltata la 49enne: "Quando nel 2016 sentii un servizio in tv riguardante l'omicidio di Lidia Macchi e l'arresto di Stefano Binda, mi tornò alla mente quell'episodio all'università Statale, nella primavera del '90". E spiega: "Aall'uscita della facoltà di Filosofia, mentre mi dirigevo a Messa, venni avvicinata da un ragazzo che mi disse di aver dato lui tutte quelle coltellate a Lidia". Rotelli aggiunge "Era un ragazzo sui 25/26 anni di Varese, diceva di essere iscritto a Lettere o Storia e di chiamarsi Lelio".  E ancora: "Lo incontrai una decina di volte e mi era sempre sembrato un tipo strano, quella fu la penultima volta che lo vidi". 

Rotelli racconta di essersi "confidata solo con l'amica Paola Bonari". "Lei mi rincuorò dicendo che era un aragazzo fuori di testa e allora la così finì subito lì".  Per poi ricordarla nel 2016. "Ho provato a ricontattare le vecchie amicizie universitarie ma alla fine ho trovato solo Paola, che mi ha dato il numero della Questura e dell'avvocato Paolo Tosoni", dice la 49enne. E prosegue: "Ho chiamato il legale e gli ho detto che avevo qualcosa da raccontare e che gli avrei inviato una mail. Così ho fatto, ma non ho avuto risposte. Alla fine di ottobre 2016 ho ricevuto una telefonata da una voce femminile che diceva di essere l'assistente della dottoressa Manfredda e mi chiedeva se ero disponibile a testimoniare in aula a Milano o Varese". Rotelli aggiunge: "Non l'ho fatto perché stavo attrversando un periodo difficile. Avevo perso mio padre da poco e mia madre disabile". Il procuratore generale Gemma Gualdi le domanda se ha conservato la mail di cui parla, ma la donna risponde di "no perché il computer è scoppiato". Risposta negativa anche riguardo la password di accesso al pc. 

Il processo è stato aggiornato al prossimo 16 gennaio. In quella data sarà ascoltato l'avvocato Paolo Tosoni e la moglia, ma anche il sovrintenendete della Squadra Mobile di Varese Silvia Nanni, probabile voce femminile che chiamò Daniela Rotelli. Inoltre, saranno acquisiti i verbali dell'incidente probatorio riguardante la ricognizione del corpo di Lidia Macchi, in programma l'8 gennaio. Quel giorno dovrebbe essere anche sentito l'imputato Stefano Binda. 

(ha collaborato GABRIELE MORONI)