Il pm Abate ancora nella bufera: "Ignorò una denuncia per tangenti"

Sotto accusa davanti al Csm. Intreccio tra politici e affaristi a Varese

Il pm Agostino Abate

Il pm Agostino Abate

Varese, 5 agosto 2017 - Già condannato dal Csm per la gestione dell’inchiesta sull’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa massacrata con 29 coltellate nel gennaio 1987, il magistrato varesino Agostino Abate è al centro di un nuovo procedimento disciplinare al Consiglio superiore della magistratura anche per una complessa vicenda che vede intrecciarsi gli interessi di politici e affaristi varesini. Vicenda partita dalle denunce di un imprenditore, Sandro Polita, che aveva segnalato presunte irregolarità contabili da parte della società che gli aveva venduto la storica clinica La Quiete di Varese. E aveva raccontato di aver versato tangenti all’ex senatore Antonio Tomassini e all’ex direttore generale della sanità lombarda Carlo Lucchina. A esercitare l’azione disciplinare è stato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ora la Procura generale della Cassazione ha recepito la lettera del ministro e formulato un nuovo capo di imputazione nei confronti dell’ex magistrato varesino, oggi giudice civile a Como. Contemporaneamente gli atti sono stati inviati alla Procura di Brescia che dovrà vagliare se a carico dell’ex pm varesino vi siano profili di responsabilità penale.

Il Csm sarebbe in attesa della decisione dei magistrati bresciani per evitare di assumere eventuali posizioni conflittuali. Una nuova spada di Damocle, dunque, sul capo di un magistrato già condannato dal Csm alla perdita di quattro mesi di anzianità per “inerzia” nelle indagini sull’omicidio Macchi che, stando al Csm, avrebbe «colposamente favorito l’omicida della giovane».  Tornando al più recente “caso Polita”, secondo il ministro Orlando Abate avrebbe «omesso la tempestiva iscrizione nel registro degli indagati (...) disponendo di fatto l’archiviazione di una notizia di reato» e sottraendola al controllo del giudice. La notizia di reato è relativa a «un’informativa dell’Agenzia delle Entrate a carico della famiglia Riva», vecchi proprietari della clinica, «per reati fiscali, con sottrazione all’erario di un carico fiscale di 918mila euro». In più, «ometteva senza giustificato motivo di svolgere gli accertamenti disposti dal gip» sulla vicenda dell’Hotel Capolago, costruito da Sandro Polita per i mondiali di ciclismo del 2008 a Varese e al centro dell’altra denuncia dell’imprenditore.

Nel frattempo l’imprenditore è stato coinvolto in un maxi-fallimento entro il quale ricadono sia l’hotel Capolago che La Quiete, sfociato in un processo poi annullato per «gravissime violazioni del diritto alla difesa». Intanto è andata avanti, spinta dalla magistratura milanese alla quale Polita si era rivolto in prima battuta, l’indagine relativa alle presunte mazzette versate dall’imprenditore varesino all’ex senatore Tomassini (esponente di Forza Italia) e all’ex dg della sanità lombarda Carlo Lucchina. Polita aveva denunciato anche ad Abate la sua versione dei fatti, dichiarando di aver versato emolumenti e di aver fatto favori a Tomassini e Lucchina per ottenere i permessi della realizzazione dell’hotel Capolago nel caso di Tomassini e per ottenere l’accreditamento regionale dei posti letto della clinica nel caso di Lucchina. Tomassini e Lucchina hanno respinto ogni accusa. La procura milanese ha però chiuso le indagini e sia il politico che l’ex numero uno della sanità lombarda compariranno il prossimo 24 novembre davanti al giudice per l’udienza preliminare. L’ipotesi accusatoria è di aver indotto l’imprenditore varesino al pagamento di dazioni per ottenere i permessi richiesti.