Piccolomo in Tribunale: "Non ho ucciso mia moglie"

Il killer delle mani mozzate: fu un drammatico incidente

Giuseppe Piccolomo ieri nell’aula del tribunale a Varese

Giuseppe Piccolomo ieri nell’aula del tribunale a Varese

Varese, 15 dicembre 2018 - ​«Non ho ucciso Marisa, è stato un drammatico incidente stradale». Giuseppe Piccolomo, il killer delle mani mozzate condannato all’ergastolo per l’omicidio di Carla Molinari avvenuto a Cocquio Trevisago nel novembre 2009, è tornato a ribadire la sua innocenza. La morte della prima moglie, Marisa Maldera, avvenuta a Caravate nel febbraio 2003 in seguito a uno strano incidente stradale - ha detto Piccolomo - non fu un efferato omicidio premeditato e poi camuffato da sinistro stradale. L’imputato ha parlato per circa 40 minuti, rendendo spontanee dichiarazioni davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato dopo essersi sottratto all’esame di accusa e difesa previsto nella scorsa udienza. «Non ho ucciso Marisa», ha più volte ripetuto ieri l’imputato dipingendosi come padre amorevole dei due figli avuti dal secondo matrimonio. «È per loro che voglio che emerga la verità - ha ripetuto - Non ho ucciso nessuno».

Nel ricostruire la notte in cui morì la prima moglie l’imputato ha parlato di un giro in auto, alle 3 del mattino dopo la chiusura del ristorante gestito con Marisa, alla ricerca di un «bar aperto per berci un caffè dopo una giornata di lavoro». La tanica in auto era stata riempita di benzina poco prima in un distributore di Gavirate. Marisa «si è accesa una sigaretta – ha detto Piccolomo – e io l’ho afferrata non per farle male, ma per salvarla. Avevo paura che con la benzina in auto sarebbe potuto scoppiare un incendio». Il gesto di strappare la sigaretta accesa dalle mani della moglie, secondo Piccolomo, gli avrebbe fatto perdere il controllo dell’auto. «La macchina si è ribaltata – ha detto Piccolomo – poi non ricordo più niente dell’incidente». I ricordi tornano con lui che disperato si attacca «ai campanelli per chiedere aiuto» mentre la moglie moriva carbonizzata nell’auto in fiamme. Alcune testimonianze ascoltate in aula, così come le perizie, smentiscono, la ricostruzione di Piccolomo. Per l’accusa l’uomo avrebbe ucciso la prima moglie perché intratteneva già una relazione con la donna marocchina che sarebbe divenuta sua consorte alla morte di Marisa.