Per l’ex delle Bestie di Satana dopo il carcere arriva la “prova”

Eros Monterosso è assegnato a un ufficio del Palazzo di Giustizia di Pavia. Parte del gruppo cui sono contestati tre delitti, ora sogna una famiglia e dei figli

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di Nicoletta Pisanu

Riprendersi la propria vita, lavorando in un presidio della Giustizia e pensando al presente. Eros Monterosso, quarantaquattrenne milanese, condannato nel 2007 in via definitiva a ventisette anni e tre mesi di reclusione in quanto coinvolto nell’inchiesta sui delitti delle Bestie di Satana, da qualche tempo ha la possibilità di essere sottoposto all’affidamento in prova, misura alternativa al carcere. Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, le Bestie di Satana furono una setta, o meglio un gruppo criminale che per il modus operandi viene ricondotto al fenomeno del cosiddetto "satanismo acido", cioè una forma di satanismo che comprende più che derive occultiste l’uso di stupefacenti e la perpetuazione di reati.

Ai membri del gruppo, a vario titolo, sono stati contestati dall’autorità giudiziaria tre omicidi e un caso di induzione al suicidio messi a segno in provincia di Varese: le morti ricondotte al gruppo dagli inquirenti sono quelle di Fabio Tollis, Chiara Marino, Mariangela Pezzotta e Andrea Bontade. Coinvolto nelle attività della banda, Monterosso ha trascorso lunghi periodi detentivi a San Vittore, Opera e Pavia. È assegnato a un ufficio all’interno del Palazzo di Giustizia di Pavia, la città dove ha scontato l’ultimo periodo di detenzione.

Prima aveva il permesso di uscire per recarsi al lavoro, ora è del tutto libero e finita la giornata in tribunale rientra a casa sua, fuori provincia. L’incarico infatti è stato prorogato con una borsa lavoro. Monterosso viene descritto nei corridoi di via Cavour come una persona organizzata e precisa, che mette molto impegno nelle sue attività: "Il lavoro presso il tribunale, in un luogo di Giustizia, è un motivo di riscatto e di orgoglio – ha commentato il legale Pasquale Lepiane -. È felice perché ha incominciato a riprendere la sua vita in mano, era entrato in carcere da ragazzo e ne è uscito uomo. Progetti per il futuro? Avere una famiglia, dei figli".

Per poter ricorrere a tale misura alternativa è necessario avere affrontato un percorso virtuoso come detenuto, che deve essere attestato in modo positivo dal carcere.

"Sta cercando di mettere una pietra sul suo passato, non sul dolore di chi ha subito le perdite – precisa Lepiane -. Si sta laureando, ogni giorno rispetta le prescrizioni ed è molto appassionato del suo lavoro, cui si dedica con grande impegno".