Coronavirus, Paul & Shark dalle camicie fashion ai camici per i medici

La storica azienda varesina ha convertito la produzione: "I lavoratori richiamati in fabbrica sono stati entusiasti dell’iniziativa"

L’interno dello stabilimento della Paul&Shark

L’interno dello stabilimento della Paul&Shark

Varese, 14 aprile 2020 - È una storia di solidarietà e forte attaccamento al territorio quella che vede protagonista Paul & Shark, storica azienda varesina attiva nel ramo dell’abbigliamento. Un marchio noto in tutto il mondo che ha deciso di convertire la sua produzione, che si era fermata in ottemperanza al decreto governativo, per realizzare mascherine e camici. "Siamo qui dal 1921 – spiega l’amministratore delegato Andrea Dini – A Varese ci conosciamo un po’ tutti e molti dei nostri collaboratori in questo momento hanno nonni o genitori in difficoltà. Ci è sembrata la cosa più logica da fare per la nostra comunità. So che tante altre aziende stanno facendo cose egregie, anche più di noi".

È bastata solo mezza giornata di lavoro per adeguare i macchinari alle nuove esigenze. Sono stati richiamati in azienda circa 50 dipendenti. "Sono stati entusiasti di mettersi a disposizione di questo progetto – continua Dini – un’iniziativa che dà dignità sociale al lavoro e che ci ha permesso di riscoprire un legame col territorio, che non abbandoneremo una volta che sarà finito questo incubo".

La solidarietà dunque viene prima del profitto, e così i macchinari della Paul & Shark hanno iniziato una doppia produzione per far fronte all’emergenza. La prima a partire è stata quella relativa alle mascherine: vengono realizzati prodotti di tipo non medicale, che sono destinati ai vari comuni della provincia. Cinquemila esemplari ad esempio sono stati donati al Comune di Varese. "Usiamo i nostri tessuti con un trattamento particolare – spiega il titolare – Lo strato esterno e quello a contatto con la bocca sono in cotone organico 100% antigoccia, mentre in mezzo c’è un tessuto non tessuto che funziona come filtro antiparticolato. Queste mascherine sono molto gradite perché lavabili e riutilizzabili, ci stanno contattando anche molte case di cura per anziani".

L’altra produzione è destinata invece ad un uso professionale: vengono realizzati infatti i camici per il personale sanitario. Il tessuto certificato in questo caso viene fornito da altre realtà aziendali, grazie all’intercessione di Regione Lombardia che ha messo in contatto le imprese che possono confezionare e quelle che possono produrre. La produzione è soggetta quindi alla quantità di materia prima disponibile.

"Con più tessuto potremmo realizzarne anche 2.000 su scala quotidiana, attualmente siamo in grado di produrre una media di 200 camici al giorno", spiega l’amministratore delegato. Si tratta di camici monouso per utilizzo ospedaliero, di cui c’è un fabbisogno molto alto. I primi 200 sono stati consegnati settimana scorsa all’ospedale di Varese, e altri ne seguiranno nei prossimi giorni. La donazione è avvenuta in sinergia con Il Ponte del Sorriso, fondazione che è impegnata in queste settimane con la campagna di raccolta fondi “Salviamo chi salva”. Iniziativa che ha permesso di raccogliere oltre 150mila euro. Contributi utilizzati per acquistare dispositivi di protezione a favore del personale medico: migliaia di mascherine, tute a rischio biologico, camici e guanti oltre a 50 tablet per la gestione dei pazienti.