Ospedale di Saronno, personale sanitario: "Mesi duri, ora siamo noi che chiediamo aiuto"

Da tempo il Comitato formato dai cittadini chiede interventi per salvaguardare e rilanciare la struttura sanitaria che serve un bacino di 180 mila persone

Reparto Covid

Reparto Covid

Varese, 7 gennaio 2021 - "Rappresentiamo un intero ospedale che chiede solo di poter lavorare al meglio come ha sempre fatto". Questa frase riassume la forte presa di posizione del personale sanitario della Rianimazione dell'ospedale di Saronno diventata il simbolo delle difficoltà dell'intero presidio che fa parte dell'Asst Valle Olona. Da mesi ormai il Comitato formato dai cittadini chiede interventi per salvaguardare e rilanciare l'ospedale che serve un bacino di 180 mila persone e questa settimana alla voce del comprensorio si è aggiunta quella del personale della Rianimazione reparto "in predicato di essere chiuso o quantomeno ridimensionato - come spiegano i dipendenti - vista la cronica carenza di personale medico in servizio".

La notte di San Silvestro ha suscitato molto clamore la notizia del trasferimento dei pazienti della terapia intensiva Covid in altri presidi tanto che lunedì mattina una delegazione di operatori sanitari del reparto si è presentata in Municipio dal sindaco Augusto Airoldi.

"Abbiamo dato il massimo in questi mesi – spiegano gli operatori in una lunga lettera - Abbiamo dato giorni e notti senza risparmiare le nostre forze. Ora siamo noi che abbiamo bisogno di essere aiutati. È quasi paradossale chiedere di essere aiutati nel compiere al meglio il proprio lavoro. Ma è di questo che abbiamo bisogno". Una situazione spiegata con chiarezza partendo dai numeri: "Busto, Gallarate e Saronno fanno parte di un'unica azienda ospedaliera. A Busto e Gallarate è presente un adeguato e conguo numero di anestesisti (Gallarate 20 più il primario a Busto 19 più il primario) mentre nel nostro presidio, quello più martoriato sono presenti solo 6 anestesti più il primario. Mancano gli anestesisti ed i turni non possono essere coperti". Una preoccupazione condivisa anche dal primo cittadino. "E' un problema che va risolto – commenta con amarezza Airoldi - come è facile intuire, senza adeguato numero di anestesisti non esiste chirurgia, blocco operatorio e pronto soccorso. In altre parole non esiste più un ospedale di primo livello ma un poliambulatorio".