Omicidio Marilena Re, il gup: "La uccide, poi una birra col vicino d’orto"

Le motivazioni dell'ergastolo per Clericò: la donna, di Castellanza, uccisa a Garbagnate

La promoter Marilena Re

La promoter Marilena Re

Castellanza (Varese), 9 marzo 2019 - «Clericò decapitava la vittima, persona di sua conoscenza, e ne faceva a pezzi il cadavere. Ma è assolutamente raccapricciante come, subito dopo tale attività, prima ancora di cominciare il seppellimento dei resti della donna, riesce ad intrattenere una conversazione con il suo vicino (di orto) bevendo con lui una birra e parlando della salsa da fare». Assolutamente «capace di intendere e volere al momento dei fatti», con «un’indole demoniaca» e «una lucidità nel commettere i fatti quasi fuori di ogni immaginazione». Lo scrive il Gup del Tribunale di Milano, Alessandra Simion, nelle motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo di Vito Clericò, il pensionato di 65 anni di Garbagnate, responsabile dell’omicidio di Marilena Rosa Re, promoter 58enne di Castellanza (Varese), uccisa il 30 luglio 2017.

Nelle 27 pagine di motivazioni che sono state depositate nei giorni scorsi il Gup ricostruisce l’intera vicenda, dai primi sospetti su Clericò all’arresto dell’11 settembre 2017. Riporta tutte le versioni fornite dal killer, la premeditazione, le sevizie, il depezzamento del corpo e gli atti di vilipendio per deturpare e mutilare il cadavere della promoter, «ciò che appare del tutto ingiustificabile, indice di un’indole quasi demoniaca, è come lo stesso in tutto il corso del procedimento abbia manifestato solo la preoccupazione di dare una giustificazione alla propria condotta, preoccupato delle sorti della moglie Alba De Rosa e intenzionato a gettar fango sulla povera donna assassinata attraverso particolari che riferiva agli inquirenti sui rapporti con il marito». In molti passaggi delle motivazioni viene confermato il movente dell’atroce delitto: «L’imputato decise di eliminare la donna non potendo tenere fede all’impegno di restituzione del debito residuo».

A conferma del bisogno di denaro da parte dei coniugi, la testimonianza del figlio. «Il martedì precedente alla scomparsa di Marilena Rosa Re, il 25 luglio, la madre gli aveva chiesto insolitamente dei soldi e prospettato l’idea di vendergli la casa dove vivevano, in tal modo incassando del denaro che avrebbero restituito a Marilena». Ora, gli avvocati difensori di Clericò, Daniela D’Emilio e Franco Rovetto, stanno preparando il ricorso in Appello e definendo con la moglie dell’uomo come risarcire le parti civili - Carlo Buzzi, marito della vittima, e i due figli - della somma di 250.000 euro stabilita dal Gup.