Delitto dopo le nozze: "Non c’è dubbio, è stato il marito"

Le motivazione della sentenza d'Appello sul caso della coreana giù da finestra d’albergo nel 2016 a Cardano al Campo

I rilievi dei carabinieri

I rilievi dei carabinieri

Milano, 15 luglio 2019 - «L’ha uccisa il marito». Anche per i giudici d’Appello, che dopo tre mesi confermarono la sua condanna a 14 anni di carcere, «non emergono dubbi» che a uccidere Jungmee Aan, donna coreana in viaggio di nozze finita giù dalla finestra della camera d’albergo, sia stato proprio il fresco consorte Daehee Park. Ma la difesa ricorrerà in Cassazione anche perché i giudici non hanno voluto ascoltare un testimone ritenuto chiave. E perché resta da chiarire il “giallo” di un piumino. Successe all’Ibis hotel di Cardano al Campo la notte del 18 maggio del 2016. I due avevano litigato tutta la sera. Nessun segno di violenza però sul corpo della donna, lui l’avrebbe spinta giù esasperato dalla lite. Unico teste d’accusa, anche per la Corte d’assise d’Appello «assolutamente precisa», la schermitrice olimpionica Inijong Choi pure lei coreana, che alloggiava nella camera a fianco e disse di aver visto dalla finestra le braccia di un uomo che spingevano la donna attaccata al parapetto in ferro del davanzale già con una gamba penzolante nel vuoto.

Però l'unico ad avere assistito all’intera terribile scena fu un turista americano alloggiato al piano di sopra, Adam Tanner, poliziotto di professione, che la Corte scelse di non ascoltare nonostante le richieste della difesa Park. Per i giudici, infatti, in base alla perizia tecnica disposta, Tanner dal suo punto di osservazione non avrebbe in ogni caso potuto vedere qualcuno spingere dall’interno della camera. «Ma così si travisa il parere del perito», protesta l’avvocato Guido Canera, che insieme al collega Guido Alleva difende Park, in cella da tre anni ma che continua a proclamarsi innocente. «Avevamo chiesto proprio l’analisi del cono visivo di Tanner ma ci è stata negata. Eppure lui è l’unico ad aver visto il piumino indossato dalla vittima». Ecco: il piumino. Che la povera Aan l’avesse è certo, perché le telecamere esterne dell’albergo lo inquadrano finire al suolo qualche secondo prima della donna. Allora perché la teste d’accusa non lo nota e il turista americano sì?

Per la corte è un «elemento marginale» che non toglie nulla alla «precisa ricostruzione» della Choi. Per la difesa è vero il contrario. Park sostiene di non essersi accorto di nulla quella notte perché addormentato profondamente. La coppia si era scolata 19 bottiglie di birra. Secondo la difesa, Aan potrebbe essere caduta mentre mangiava una pizza seduta sulla finestra.