Ha ucciso il figlio di 7 anni, Paitoni: "Sono un mostro"

Morazzone, il padre in isolamento a San Vittore fra lucidità e stato confusionale inizia a fare i conti con l’orrore che l’ha portato a sgozzare il piccolo Daniele

Davide Paitoni con il figlioletto Daniele

Davide Paitoni con il figlioletto Daniele

Morazzone (Varese) - «Ho fatto una cosa orrenda. Sono un uomo di ... Sono un mostro". E inizia a rovesciarsi addosso un insulto dopo l’altro. Poi viene riavvolto in una sorta di limbo di confusione mentale. Nei colloqui con il difensore Stefano Bruno, Davide Paitoni prende faticosamente coscienza di quello che ha commesso, del fendente con cui ha reciso la gola e troncato la vita di Daniele, il suo bambino di sette anni. Era il pomeriggio del giorno di Capodanno e il quarantenne magazziniere trascorreva in casa dell’anziano padre, a Morazzone, gli arresti domiciliari per il tentato omicidio di un collega. Paitoni, dal carcere varesino dei Miogni, è stato trasferito a San Vittore. È in isolamento, sottoposto a una sorveglianza ininterrotta. Nei primi giorni di detenzione dalla sua cella erano state tolte le lenzuola per prevenire atti di autolesionismo. Non si sono fermate le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Varese. I militari del colonnello Gianluca Piasentin hanno ricostruito, fotogramma dopo fotogramma, il lungo film dell’orrore. Sarebbe da escludere che il padre omicida abbia trovato un rifugio notturno o ricevuto un aiuto da altri. Avrebbe vagato in solitudine, prima di risalire sulla sua Volkswagen Golf e raggiungere Viggiù, dove è sepolta la madre. Lì i carabinieri lo hanno intercettato e bloccato. Legittimo il sospetto e necessario un accertamento minuzioso. Nella ricostruzione della terribile notte era rimasto un vuoto di circa otto ore.

Alle 21.55 del primo gennaio , dalla sua abitazione di via Chiesa a Gazzada Schianno, la madre di Silvia Gaggini, moglie separata di Paitoni, lancia l’allarme ai carabinieri della stazione di Azzate: la figlia è stata ferita con tre coltellate, è riuscita a divincolarsi e sfuggire, l’ex genero è in fuga. Alle 1.20 del 2 gennaio l’auto di Paitoni viene ritrovata a Varese, in viale Belforte. Sulla vettura viene applicato un sistema satellitare Gps per poterla seguire non appena si metterà in movimento. Accade alcune ore dopo, alle 5.50. Alle 6.30 la Golf viene intercettata nella zona di Viggiù. La cattura ha fasi drammatiche. Paitoni sperona l’auto dei carabinieri e tenta di fuggire a piedi. Brandisce un coltello, invita a sparargli, viene disarmato. Anche il ministero della Giustizia si sta occupando dell’agghiacciante vicenda di Morazzone. La ministra Marta Cartabia ha chiesto all’ispettorato di "svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari" sul caso.

Primo atto quello di acquisire l’intera documentazione. Paitoni era ai domiciliari dopo che, il 26 novembre, aveva inferto con un cutter due ferite alla schiena a un compagno di lavoro, durante un litigio. Dal 6 dicembre era autorizzato dal giudice a incontrare l’ex moglie e il piccolo Daniele. Dopo la tragedia, la procura di Varese aveva precisato in una nota di avere "chiesto, unitamente alla convalida dell’arresto, l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, sul presupposto della ritenuta pericolosità sociale dell’indagato, anche per precedenti denunce (della ex moglie e del padre di quest’ultima - ndr). Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta, peraltro ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio, attesa la necessità di chiarire la dinamica della lite e, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio".