Cardano al Campo, uccise il sindaco Laura Prati: un nuovo ricorso per l'ex vigile

Giuseppe Pegoraro ferì la prima cittadina con tre colpi di pistola il 2 luglio del 2013. Venti giorni dopo la morte

L’arresto di Giuseppe Pegoraro

L’arresto di Giuseppe Pegoraro

Cardano al Campo (Varese), 31 maggio 2018  - La nuova sentenza d’appello ha confermato la condanna all’ergastolo. Giuseppe Pegoraro ripercorre così la strada della Cassazione. L’avvocato Maria Grazia Senaldi, difensore dell’ex vice comandante della polizia municipale di Cardano al Campo, ha inoltrato alla Suprema Corte il ricorso per annullare la sentenza con, cui lo scorso 27 marzo, la seconda Corte d’Assise d’appello di Milano ha negato a Pegoraro le attenuanti generiche e ribadito il carcere vita. Era il 2 luglio del 2013 quando Giuseppe Pegoraro si presentò negli uffici del Comune. Lo spingeva il rancore per la conferma della sospensione per sei mesi dal servizio dopo una condanna per peculato.

Nell’ufficio della sindaca Laura Prati esplose tre colpi di 7.65 contro il vicesindaco Costantino Iametti e subito dopo altri tre con bersaglio la Prati. Ricoverata prima a Gallarate e quindi a Varese, la donna morì il 22 luglio. Cause del decesso, ha stabilito la prima sentenza d’appello, la dissecazione dell’arteria cerebellare provocata dagli spari e la conseguente caduta sul pavimento. Secondo il ricorso del difensore, la sentenza dell’appello bis, rifiutando a Pegoraro le attenuanti generiche, ha non solo disatteso nella sostanza le valutazioni degli “ermellini” romani, ma non le ha neppure prese in considerazione. La Cassazione, il 12 settembre di un anno fa, aveva riconosciuto che esisteva un nesso causale mai venuto meno fra gli spari di Pegoraro e la morte della Prati, ma quest’ultima poteva essere stata provocata, oltre che dalle ferite, da concause come una pregressa malformazione vascolare o un aneurisma. Di qui l’indicazione di valutare la concessione delle generiche. Per ricusare le attenuanti generiche, la Corte d’appello svolge un altro ragionamento. Pegoraro non le merita. Ha premeditato il reato. Non ha offerto un risarcimento. Secondo il difensore, l’ex vigile non intendeva uccidere: non premeditò l’omicidio ma il ferimento di Laura Prati. Quanto al mancato risarcimento, non è colpa di Pegoraro, che non ha disponibilità finanziaria.