Saronno: malati e anziani, ma dovevano vivere. Le altre cinque vittime di Cazzaniga

Lo choc dei familiari dopo le nuove accuse all’ex primario

 I carabinieri all’ospedale

I carabinieri all’ospedale

Saronno  (Varese), 4 novembre 2017 -  VIirginia Moneta e Mario Volontè, di Saronno, Pierfrancesco Leone Ferrazzi, di Gerenzano, Giacomo Borghi e Antonietta Balzarotti, di Lazzate. Cinque morti sospette al pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno. Cinque nuove accuse di omicidio per Leonardo Cazzaniga contenute nel secondo avviso di conclusione indagine. Si aggiungono a quelle legate ad altri quattro decessi in corsia, contestati nell’ordinanza di custodia che il 29 novembre di un anno fa ha portato in carcere il medico anestesista, ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale saronnese. È l’inchiesta “Angeli e demoni” della procura di Busto.

Sorpresa, stupefazione, sono i sentimenti che dominano fra i familiari dei cinque pazienti deceduti. Dice Andrea Duranti, figlio di Virginia Moneta, in gioventù sarta a Milano, poi colf presso famiglie di Saronno: «Mia madre è morta il 17 marzo del 2013, a 91 anni. Faceva fatica a respirare. Ho telefonato alla guardia medica che ha chiamato l’ambulanza. La mamma è uscita di casa alle nove e mezzo del mattino. Ho parcheggiato. Dopo cinque minuti mi chiamano al pronto soccorso per dirmi che stava morendo. Tutto è durato venti, trenta minuti, sicuramente meno di un’ora. ‘Strano’, ho pensato. Poi ho pensato l’età, un po’ il cuore. A 80 anni si era rotta il femore. Due settimane fa mi hanno chiamato i carabinieri, ci siamo trovati i cinque o sei, tutti sorpresi. Quando è uscita la storia di Cazzaniga mi sono detto “Chissà se c’è dentro anche mia mamma?” È stata una idea così, ho riflettuto: a 91 anni poteva essere arrivato il suo giorno. Quel medico dovrebbe essere condannato, ma con le leggi che abbiamo, non so cosa accadrà». Mario Volontè ha lasciato la moglie e due figli. «È morto - dice un familiare - nell’aprile 2013, aveva 83 anni. Il quadro clinico era compromesso, non ci si attendeva nulla, ma nemmeno ci si aspettava una morte immediata».

Maria Angela Borghi vive a Lazzate con il marito Piero. È la nipote di Giacomo Borghi. «Lo zio aveva 88 anni quando è mancato, nell’inverno del 2011. Era originario di Misinto, si era trasferito a Lazzate negli anni ’40 e dagli anni ’60 viveva qui. Non era sposato, noi eravamo la sua famiglia. Era nella casa di riposo di Lazzate. Già anni prima era stato al pronto soccorso di Saronno, da Cazzaniga. Quella volta gli era andata bene. L’avevo visto il giorno prima, aveva i suoi problemi, però era cosciente. La mattina dopo mi hanno chiamato dalla casa di riposo: lo portavano in ospedale. Con mio marito siamo arrivati prima dell’ambulanza, lo abbiamo visto con la mascherina dell’ossigeno, gli occhi chiusi. Dopo un po’ di tempo, non so quanto, mi ha chiamato Cazzaniga, molto gentile, e mi ha detto che non lo faceva ricoverare in reparto perché non c’era più niente da fare. Qualcuno mi ha chiesto se volevo il prete, ho risposto di sì. Quando sono entrata, lo zio non aveva più la mascherina e teneva sempre gli occhi chiusi come quando era arrivato. Sono rimasta con lui non so se per dieci, venti o trenta minuti, in certe circostanze si perde la nozione del tempo, fino a quando è spirato».

A Lazzate abitava anche Antonietta Balzarotti, morta a 88 anni nell’agosto del 2011. I cinque decessi hanno una serie di punti in comune. Si trattava di persone anziane, affette da patologie plurime, tranne un 60enne con una malattia tumorale. Si sono verificati fra il 2011 e il 2013 (quindi coevi degli altri quattro, avvenuti fra il 2012 e l’anno successivo), in un arco di tempo assai ridotto, racchiuso fra un quarto d’ora e un’ora dall’arrivo al pronto soccorso. Il sovradosaggio dei farmaci, tanto che gli inquirenti pensano all’impiego di quello che il medico arrestato aveva battezzato “protocollo Cazzaniga”. L’ordinanza di novembre contestava all’aiuto primario e all’amante Laura Taroni, ex infermiera nello stesso reparto, il concorso nell’omicidio del marito della donna, Massimo Guerra. Il secondo avviso di conclusione indagine addebita alla coppia l’omicidio di Maria Rita Clerici e Luciano Guerra, madre e suocero della Taroni.