Saronno, morti sospette al Pronto soccorso: "Troppi farmaci"

Inchiesta Angeli e demoni: superperizia sfavorevole all’ex vice primario Leonardo Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga con i suoi avvocati

Leonardo Cazzaniga con i suoi avvocati

Busto Arsizio (Varese), 9 ottobre 2019 - C'è stato un rapporto di causa diretto, di concausa o di accelerazione dell’esito mortale fra la somministrazione di farmaci in sovradosaggio da parte di Leonardo Cazzaniga e i decessi di undici pazienti ricoverati al pronto soccorso di Saronno. Sono sfavorevoli all’ex vice primario del pronto soccorso le conclusioni, raccolte in una novantina di pagine, a cui, sia pure distinguendo fra caso e caso, è giunta la perizia “super partes”. La Corte d’Assise l’aveva affidata a tre esperti: Roberto Moroni Grandini, direttore dell’hospice Cascina Brandezzata della Fondazione Policlinico di Milano, esperto in medicina palliativa; Giuseppe Bacis, direttore del Centro antiveleni del Papa Giovanni XXIII di Bergamo; Roberto Malcontenti, direttore della scuola di specializzazione in medicina legale di Genova. 

I decessi da esaminare: Pier Francesco Leone Ferrazzi, Luigia Lattuada, Mario Volontè, Angelo Lauria, Federico Mascazzini, Pietro Oliva, Antonietta Balzarotti, Giacomo Borghi, Antonino Isgrò, Giuseppe Pancrazio Vergani, Virginia Moneta. Per i periti sono direttamente correlati a trattamento terapeutico i decessi di Antonietta Balzarotti («alte dosi di morfina»), Angelo Lauria, Luigia Lattuada (la morte «può considerarsi direttamente correlata» alla «eccessiva posologia dei farmaci», che «ha determinato l’evoluzione verso l’exitus»), Mario Volontè. Farmaci in eccesso entrano come concausa che ha accelerato l’exitus mortale per Pietro Oliva, Federico Mascazzini, Pier Francesco Leone Ferrazzi, Virginia Moneta (midazolam e morfina), Giacomo Borghi (anche se per quest’ultimo la correlazione fra farmaci e morte «può considerasi in minima parte», in quanto da morfina e midazolam è venuto un impulso al «processo già in atto»). Anche la morte di Pancrazio Vergani «può considerarsi concausalmente correlata alla somministrazione dei farmaci». Si discosta la valutazione della fine di Antonino Isgrò per la quale «non vi è certezza di relazione diretta tra terapia con morfina ed exitus».

I periti dovevano rispondere anche al quesito se i quattro medici imputati di omessa denuncia e favoreggiamento nei confronti di Cazzaniga, fossero nelle condizioni di valutarne la correttezza terapeutica. Da Nicola Scoppetta, primario di pronto soccorso, e Paolo Valentini (direttore medico dell’ospedale di Saronno) «era legittimo aspettarsi» che «dovessero essere in grado» di farlo. Roberto Cosentina, nei limiti delle competenze di direttore sanitario, «avrebbe potuto valutare, la condotta di Cazzaniga come contraria alle buone pratiche mediche». Si differenzia la posizione di Maria Luisa Pennuto, medico legale, per la quale «non si può affermare che fosse in grado di valutare la condotta di Cazzaniga».