Taroni, lucido piano omicida. Il pm: l’ex infermiera odiava il marito e lo voleva morto

Saronno, requisitoria del pm al processo nei confronti dell'infermiera

Laura Taroni

Laura Taroni

Busto Arsizio, 6 febbraio 2018 - «Massimo Guerra è stato ucciso con un piano criminale». Laura Taroni odiava il marito perché si considerava vessata da lui, dalle sue pretese sessuali, autentiche angherie sadomaso. Non è vero come sostiene che volesse solamente «neutralizzarlo». La Taroni, infermiera al pronto soccorso di Saronno, lo ha eliminato debilitandolo lentamente, con i farmaci che gli somministrava in accordo col suo amante, l’anestesista Leonardo Cazzaniga, vice primario nello stesso reparto. Il sostituto procuratore Maria Cristina Ria scorre le 177 pagine della requisitoria redatta con il procuratore Gian Luigi Fontana. Parla per quasi nove ore davanti al gup di Busto, Sara Cipolla, che giudica la donna con il rito abbreviato. Quello di Massimo Guerra è il primo dei tre omicidi familiari attributi alla donna in concorso con il medico: oltre al marito, la madre Maria Rita Clerici e il suocero Luciano Guerra. Cazzaniga deve rispondere anche delle morti di undici pazienti. Ha scelto il dibattimento in Corte d’Assise. La pm Ria parla di processo indiziario ma con moltissimi indizi gravi, precisi, concordanti, che si confermano a vicenda, supportati da testimonianze, intercettazioni (anche in carcere), rilievi, celle telefoniche. Viene ricostruita l’odissea clinica di Massimo Guerra, fra crisi e ricoveri, sempre più indebolito da insulina e metamorfina, oltre ad antibiotici e antibatterici, in dosi massicce, in rapida successione. Nel piano per sopprimerlo il pm distingue due fasi. Il 12 novembre 2011 l’uomo, in arresto cardiaco, viene ricoverato per la prima volta al pronto soccorso di Saronno. La coppia Taroni-Cazzaniga cambia strategia. Con l’ausilio di falsi certificati e f analisi, Guerra viene indotto a credere di soffrire di diabete mellito e che sia necessaria una terapia. Un lento avvelenamento, il decadimento fisico, gli stati di torpore. Il 30 giugno 2013 Guerra guida il furgone che trasporta i prodotti dell’azienda agricola al mercato. Reclina il capo sul volante.

Non riesce a stare sveglio. Rincasa. Muore quel giorno, su un divano. Ha 46 anni. Il pm inizia a trattare l’omicidio di Maria Rita Clerici. Laura Taroni ha fatto il racconto del rapporto conflittuale che aveva con la madre fin dall’infanzia, dopo avere perduto il padre a 4 anni. La Clerici la schiaffeggiava, da sempre la umiliava e sminuiva. Era contraria alla storia con Cazzaniga, parlava male di lui con i due bambini di Laura. La sera di Capodanno del 2013, prima che la coppia uscisse, Maria Rita era arrivata quasi allo scontro fisico con lui. Il medico lo aveva raccontato a una collega. Laura, a sua volta, sospettava la madre di una relazione col marito, ma le foto di cui ha parlato non sono mai state trovate. Viene trattata anche la posizione di Giancarlo Favia, medico al pronto soccorso di Saronno, per un certificato delle analisi che non sarebbe appartenuto a Massimo Guerra, e di Daniele Sironi, internista, per un certificato destinato all’assicurazione del marito di Laura Taroni.