Saronno, morti in ospedale: Cazzaniga ai domiciliari, è rivolta

I parenti delle vittime: amarezza e sconcerto

L'ospedale di Sarronno

L'ospedale di Sarronno

Saronno (Varese), 11 settembre 2019 - L'ordinanza della Corte d’Assise di Busto Arsizio ha accolto la richiesta dei difensori, Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora, e tolto Leonardo Cazzaniga dal carcere per consegnarlo agli arresti domiciliari, con il braccialetto elettronico, nell’abitazione dei genitori, a Cusano Milanino. Decisione in punta di diritto, che ha valutato l’«attenuazione» delle esigenze cautelari. Le reazioni dei familiari delle persone morte al pronto soccorso di Saronno, mentre erano affidate all’aiuto primario, e quelle dei loro avvocati svariano sui registri della sorpresa, dello sbigottimento, dell’amarezza, della rabbia.

Patrizia e Loredana, assistite dall’avvocato Fabio Gualdi, sono due dei quattro figli di Angelo Lauria, muratore in pensione di Rovello Porro, morto a 69 anni il 9 aprile 2013. «Siamo sconcertati e sfiduciati dopo questa notizia. Si parla di un sospettato di dodici omicidi in un ospedale e la giustizia lo premia pure solo perché si è comportato bene durante la carcerazione? Privilegio che in altri casi molto meno gravi non succede. Alla fine saremo noi a doverlo ringraziare per aver messo fine alla ‘sofferenze’ di un uomo che non gli ha chiesto niente e che non ha nemmeno potuto salutare i suoi cari». Antonino Isgrò termina il suo lungo viaggio nella vita, a 93 anni, il 30 aprile del 2012. Pacato il commento del figlio Nunziato sui domiciliari al medico: «Aspetto l’esito del processo. Non è che uscendo dal carcere, sia esente dall’essere giudicato. Sono passati tanti anni. Semplicemente aspetto».

L’avvocato modenese Roberto Ghini assiste la moglie e i due figli di Giuseppe Pancrazio Vergani, deceduto a 71 anni il 18 febbraio 2012. «Come difensore di tre persone offese prendo atto della decisione della Corte d’Assise. Non sono solito commentare decisioni in materia cautelare. L’unica cosa che interessa ai miei assistiti è che sia fatta piena luce sulla morte del loro congiunto, che per quanto ci riguarda è da attribuire alla volontà del dottor Cazzaniga e all’assoluta disorganizzazione e cattiva gestione da parte dell’Ast. Colgo l’occasione per ribadire come a oggi l’Ast non abbia nemmeno presentato le proprie scuse ai familiari di una persona che era entrata in ospedale per essere assistita ed è stata invece soppressa con un cocktail di farmaci simile a quello utilizzato per le esecuzioni capitali». Gabriella Guerra ha perduto il fratello Massimo (marito di Laura Taroni, all’epoca amante di Cazzaniga) e il suocero Luciano.

«Provvedimenti – è la dichiarazione del legale di parte civile, Luisa Scarrone – come quello in esame generano comprensibilmente sconcerto e amarezza nelle parti civili che hanno la sensazione che vi sia la massima considerazione dei diritti dell’imputato e nessuna per le vittime che hanno subito la perdita irreversibile della persona cara. Pur aderendo in toto alle considerazioni della Procura, che ha espresso parere negativo, capisco i passaggi motivazionali del provvedimento della Corte d’Assise, la quale ha comunque ribadito che l’esigenza cautelare non è venuta meno e ha ritenuto necessario, in considerazione dell’estrema gravità dei reati contestati, l’utilizzo del braccialetto elettronico, in modo da monitorare ogni possibile spostamento dell’imputato. Non resta  che auspicare che il pericolo di reiterazione sia effettivamente scongiurato dalla sospensione dal servizio e dall’Ordine dei Medici e che il clamore mediatico della vicenda gli impedisca di ottenere medicinali e reiterare altri comportamenti criminosi relativamente ai quali, peraltro, Cazzaniga non ha mostrato alcun rimorso».