Morti in corsia a Saronno, prima del verdetto Leonardo Cazzaniga ringrazia Stefano Binda

Una lettera di 15 pagine rivolta al compagno di cella, ma anche alla polizia penitenziaria e ai carabinieri

Lo scritto di Cazzaniga

Lo scritto di Cazzaniga

Varese, 28 gennaio 2020 -  Io e Binda . Nella sua lunga dichiarazione finale, prima che la Corte si ritiri, Leonardo Cazzaniga dedica un pensiero al suo compagno di cella nel carcere di Busto Arsizio: Stefano Binda, il laureato in filosofia di Brebbia condannato in primo grado all’ergastolo e assolto per non avere commesso il fatto in appello per l’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa di Varese trucidata con 29 coltellate nel 1987. Un pensiero grato al punto che il medico, ateo dichiarato, arriva a paragonare l’amico alla figura di un moderno Cristo.

"Senza la sua arguta, talora giocosa presenza, oggi forse non sarei qui. A lui molto debbo. Il velamento del suo profondissimo dolore racchiuso in una intensissima, autentica religiosità (...) sono stati, sono e saranno l’altissimo esempio di come si debba vivere per gli altri pur nella condizione del più estremo pericolo, situato al limen del proprio sacrificio. A lui molto debbo. Ciò che gratuitamente mi ha donato è impareggiabile, incommensurabile e ancora impagabile. Sono oltremodo felice per il riconoscimento (e la conseguente libertà) di ciò che risplendeva nel cielo delle verità eterne: la sua totale, assoluta innocenza. Per me, ateo, è stato il Cristo che ho avuto l’onore di “vivere“ nella sua più pura rappresentazione".

Quindici facciate di foglio protocollo riempite a stampatello che sono state una sorpresa per tutti, difensori compresi. Ringraziamenti per tanti, anche per gli amati animali che ha avuto accanto. "Senza il loro supporto - dice degli agenti della polizia penitenziaria di Busto - oggi forse, non sarei qui". Si ripete ringraziando i carabinieri di Cusano Milanino (dove ha trascorso un periodo agli arresti domiciliari dai genitori) e il nucleo traduzioni della penitenziaria di Monza. Altre parole suonano come un congedo: "Chiedo, solamente, che sulla mia memoria non si depositi l’immondo fango, il liquame richiamato dalle raffigurazioni usate da molti (fortunatamente non tutti) avvocati di parte civile". "Raffigurazioni" che avevano visto, tra l’altro, la sua figura accostata a una sorta di serial killer e a Josef Mengele, il medico di Auschwitz.