Morta in casa, non era sola: il cane fiuta una presenza

Varese, la dottoressa trovata senza vita nel suo villino in un lago di sangue. I sospetti del figlio e le ricerche con i cinofili: qualcuno ha rovistato nella borsa

Maria Luisa Ruggerone, ex primario all’ospedale milanese di Niguarda

Maria Luisa Ruggerone, ex primario all’ospedale milanese di Niguarda

Sesto Calende (Varese) - Appena lo conducono all’interno del villino, dove le numerose tracce ematiche sono ancora ben visibili, Krieg, pastore tedesco di cinque anni addestrato per la ricerca, balza sul tavolo, quasi si avventa su una borsa rossa, l’annusa, la fa cadere sul pavimento e rimane fermo accanto a essa. È un momento di emozione nella casa della frazione Cocquo di Sesto Calende. Lì Maria Luisa Ruggerone ha concluso, a 88 anni, una vita attivissima, di grande prestigio professionale, che l’aveva vista primario di terapia intensiva e rianimazione e capo del Centro antiveleni dell’ospedale di Niguarda. Era il 14 luglio del 2019, una domenica. Decesso per cause naturali, peritonite stercoracea, secondo le due autopsie fatte eseguire dalla procura di Busto Arsizio. Morta nel suo sangue dopo avere subito una bestiale violenza, è invece l’assoluta convinzione del figlio Maurizio Fantoni, che si oppone all’archiviazione. La borsa rossa subito fiutata dal cane. "È verosimile – commenta Walter Piazza, l’investigatore privato nominato da Fantoni – che contenesse gli oggetti che non sono stati più trovati: portafogli, carta di credito, carta d’identità, patente, libretto di circolazione, le chiavi dell’auto e quelle dell’appartamento di Milano". Nella borsa sono rimasti un paio di slip, tre salvaslip, il caricabatterie del cellulare, un portamonete, fazzolettini di carta, le gocce per gli occhi. Altro elemento di interesse le cinque dita e il palmo che potrebbero essere stati lasciati da una mano sudata sul vetro della porta che dal salotto, dove è stato trovato il corpo seminudo sul divano, conduce al bagno e al reparto notte. I tanti oggetti che non si trovano. Rapinati o comunque asportati? Sono stati cercati attorno al cottage. È il motivo per cui sono stati portati sulla scena i cani della scuola di addestramento di Angelo Picoco, alle spalle una lunga esperienza nella preparazione di cani da ricerca di persone scomparse e sostanze occultate, oltre a essere addestratore e responsabile dell’unità cinofila della Protezione civile di Varese.

«Nell’abitazione – ha spiegato Picoco prima del sopralluogo – sono stati prelevati campioni di odore. I tamponi sono stati fatti annusare al cane che cercherà di rilevare oggetti o tracce con lo stesso odore. Se qualcosa è rimasto, lo troverà, anche a distanza di tanto tempo. Se non c’è ora, vuol dire che non c’era nemmeno prima". Krieg, con il conduttore Picoco, coadiuvato da due tecnici Gps, percorre una stradina sterrata, si addentra fra fitti macchioni e alberi antichi del bosco che circonda la villetta. Per due volte si ferma e torna sui suoi passi. Si va avanti per un’ora mezza. Nessun ritrovamento. A Krieg viene fatto annusare un campione di odore prelevato questa volta all’esterno dell’abitazione e consegnato al conduttore solo in quel momento. Poi l’ingresso in casa e l’immediato, vivace interesse di Krieg per la borsa. Giovedì in tribunale a Busto, davanti al gip Luisa Bovitutti e al pm Martina Melita, riprenderà l’incidente probatorio per discutere le conclusioni a cui è giunto Luca Tajana, del dipartimenti di medicina legale di Pavia, consulente della procura. Maria Luisa Ruggerone è stata stroncata da peritonite stercoracea. Al decesso ha concorso una serie di concause, una forte emorragia, l’età, l’indebolimento polmonare da fumo. Dopo l’udienza l’avvocato Pierpaolo Cassarà, legale del figlio di Maria Luisa Ruggerone, darà impulso a nuove investigazioni tecniche con l’analisi genetica di tamponi eseguiti sul corpo e sui margini ungueali della donna.