Malpensa, presidio al terminal 1: "Contro il cemento alzeremo un muro"

Centinaia di ambientalisti manifestano contro l’espansione della zona cargo che si divorerà 60 ettari di bosco

Un momento della manifestazione

Un momento della manifestazione

Malpensa - Un centinaio di ambientalisti, cittadini e amministratori locali hanno preso parte, ieri mattina, al presidio organizzato da numerosi gruppi territoriali per ribadire la loro contrarietà allo sviluppo della nuova area cargo dell’aeroporto in una zona pregiata della brughiera. A prevalere le bandiere gialloverdi di Legambiente. "I problemi di questo scalo sono davvero tanti - afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. A questi si aggiunge la preoccupazione per la Cargo city, la cui espansione è prevista nei territori del Parco del Ticino con una ulteriore perdita di biodiversità. Siamo preoccupati per quello che succederà una volta aperta la Cargo city: non solo più aerei ma anche più camion visto che non esiste un sistema alternativo per muovere le merci, se non quello di movimentarle su gomma".

Legambiente, con tutte le associazioni che sostengono questa protesta, ha presentato osservazioni al Masterplan. "Speriamo che il Ministero ne tenga conto, anche perché in sede di programmazione il territorio deve essere ascoltato, ma purtroppo in tutte le varie questioni relative a Malpensa questo non si è fatto".

"Nelle prossime settimane cercheremo di opporci in tutte le sedi possibili. Sarebbe quindi ipotizzabile una alleanza tra tutti i soggetti interessati, dal Parco del Ticino ai Comuni, dalle associazioni ai cittadini per tutelare insieme questo pezzo di territorio". "La manifestazione di oggi è il primo passo di una battaglia che il territorio si appresta ad intraprendere. Appena il Covid lo permetterà organizzeremo un convegno in cui inviteremo Enav, Enac, Sea, Comune di Milano, Parco Ticino e Parco Piemontese per affrontare le tematiche di sviluppo dello scalo. È certo che non fermeremo a questa mobilitazione, comunque significativa e molto partecipata", ha aggiunto Massimo Uboldi, coordinatore UniCoMal.

"Siccome il progresso non si può fermare bisogna discutere come coniugarlo con le esigenze di un territorio. Questo Masperplan in particolare - ha poi aggiunto - andrà a distruggere uno degli ecosistemi fondamentali ed unico in Italia e crea una ferita nel Parco del Ticino inaccettabile". "Oggi - ha concluso - Sea ha perso un’occasione per dialogare non solo con le istituzioni ma con la gente di questo territorio".