Franca Valeri e Luino, quel legame possibile

Il vero cognome dell’attrice scomparsa era Norsa, come una famiglia ebrea che soggiornò sul lago e riparò in Svizzera durante il fascismo

Franca Valeri durante un incontro tenutosi nel 2003 a Varese

Franca Valeri durante un incontro tenutosi nel 2003 a Varese

Luino (Varese), 11 agosto 2020 - Luino ricorda Franca Valeri, la celebre attrice milanese scomparsa domenica a 100 anni. È la sezione locale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia a omaggiare la sua figura, la cui storia personale potrebbe avere un importante legame con la cittadina in riva al Lago Maggiore. Un’ipotesi lanciata dall’esponente dell’Anpi di Luino Giovanni Petrotta, che nel ricordare Valeri ripercorre gli anni della Resistenza, in cui l’attrice, nata in una famiglia ebrea, riuscì a scampare alle persecuzioni razziali. Il vero nome di Franca Valeri era Alma Franca Maria Norsa. Suo padre, Luigi Norsa, trovò riparo in Svizzera nel 1940 insieme al figlio Giulio, mentre Franca e la madre rimasero in Italia sotto falso nome.

A Luino , al numero 32 di corso Umberto (l’attuale via XXV Aprile), risiedeva una famiglia che faceva di cognome Norsa, all’interno di una bella villa di fronte all’Hotel Elvezia. Ne facevano parte Achille Norsa, il figlio Carlo, la moglie Clara Font e i figli Nicoletta, Renata e Federico. Anche i Norsa luinesi ripararono oltre confine negli anni della guerra. E qui sorge spontanea la curiosità: poteva esserci qualche parentela tra le due famiglie? "Non sappiamo se i Norsa luinesi erano imparentati con la famiglia di Franca Valeri – scrive Petrotta – non abbiamo avuto il tempo di approfondire. Appena possibile faremo un salto all’Archivio Federale di Bellinzona per ricerche. Ambedue le famiglie, però, provenivano da Mantova e vivevano a Milano". Ci sarà tempo dunque per capire se si possa trattare di qualcosa di più di un semplice cognome in comune. Intanto l’Anpi di Luino ricorda una dichiarazione della stessa Valeri, che aveva definito il 25 aprile "il giorno più bello della sua vita" perché aveva segnato la fine della guerra, di un incubo terribile e l’inizio della sua giovinezza. Il suo legame con quegli anni fu quindi molto forte, mentre è tutto da verificare il possibile collegamento con Luino. Un tema su cui interviene lo scrittore e storico varesino Franco Giannantoni, che alla Resistenza ha dedicato buona parte dei suoi studi, occupandosi anche della famiglia Norsa di Luino. "Non ho contezza che la famiglia di Franca Norsa detta Valeri e quel gruppo dei Norsa appartengano allo stesso filone – spiega – Si trattava di un cognome molto diffuso, erano innumerevoli e con molte propaggini, come i Segre e come i Coen. Non si sa con certezza se lei fosse legata a loro: non credo, ma non lo escludo".

Giannantoni si sofferma poi sull’eccezionalità della storia della Valeri. "La cosa singolare è che riuscì a sopravvivere a Milano malgrado la caccia alla comunità semita fosse molto forte. Ci riuscì mutando il cognome e probabilmente resa sicura anche da amicizie familiari, visto che gli esercizi di cambi di cognome non portarono fortuna a nessuno, senza andare lontano la vicenda di Calogero Marrone che distribuiva tessere d’identità agli ebrei confondendo i cognomi, una pratica che fu spesso scoperta e repressa". Un tema che lo stesso Giannantoni aveva documentato in uno dei suoi volumi, dedicato proprio alla figura di Marrone. Un uomo che attraverso il suo ruolo di funzionario dell’anagrafe del Comune di Varese aiutò molti ebrei durante l’occupazione nazifascista, fino ad essere scoperto e trasferito a Dachau, dove morì nel 1945.