Il miracolo di Lucrezia, neonata salvata al “Del Ponte”di Varese

Un intervento che ha permesso di salvare una vita appena sbocciata, grazie alla vista acuta di una radiologa

Mamma Valentina e papà Samuele reggono la mano alla piccola Lucrezia

Mamma Valentina e papà Samuele reggono la mano alla piccola Lucrezia

Varese, 15 marzo 2019 - Un intervento che ha permesso di salvare una vita appena sbocciata, grazie alla vista acuta di una radiologa. La protagonista della vicenda è Lucrezia, figlia neonata di papà Samuele e mamma Valentina. I suoi “angeli” sono i medici dell’ospedale Del Ponte. T

utto inizia martedì 12 febbraio. «Quella sera - ricorda Valentina, ancora un po’ provata - Mi si è rotto il sacco. Ero a metà del nono mese e tutto fino a quel punto era andato liscio». I due genitori si rivolgono al Pronto Soccorso di Gallarate, la loro città. Dall’ecografia emerge un problema: si vede la “doppia bolla”, un’evidenza che normalmente si associa a una malformazione del duodeno. È necessario intervenire nelle prime 24 ore di vita, dopo aver stabilizzato il neonato. Lucrezia viene trasferita al Del Ponte, con il servizio di trasporto in emergenza neonatale. «Sono stati momenti terribili - è papà Samuele, ora, a parlare - Tutto stava succedendo così in fretta e la situazione era molto complessa. Inoltre dovevo cercare di rassicurare mia moglie, ricoverata a Gallarate».

Al Del Ponte Lucrezia viene sottoposta a un’ulteriore ecografia. La esegue la dottoressa Sabrina Indirinella, «che, a detta di tutti gli specialisti, ha fatto qualcosa di eccezionale - continua Samuele - Ha visto anche lei l’immagine a doppia bolla, ma anche qualcos’altro». La radiologa rileva indizi di una malrotazione intestinale. «È un disturbo che, senza dare alcuna anomalia in gravidanza, può manifestarsi drammaticamente subito dopo la nascita. L’intestino, che ha assunto una posiziona anomala durante lo sviluppo fetale, si rigira su se stesso - spiega il dottor Valerio Gentilino, direttore di Chirurgia Pediatrica - Bisogna evitare che, girandosi, finisca per occludere l’arteria e la vena che lo irrorano, provocando una rapida necrosi dell’organo, che a quel punto deve essere asportato quasi totalmente con conseguenze drammatiche e purtroppo permanenti».

Bisogna intervenire. Con emergenza. In sala operatoria c’è il dottor Gentilino, assistito dal dottor Andrea Ambrosoli, direttore di Anestesia e Rianimazione. È confermato il sospetto della radiologa. «L’intervento in questi casi è relativamente semplice e risolve del tutto il problema - spiega Gentilino - L’importante è eseguirlo tempestivamente». Lucrezia in sala operatoria ci sta un paio d’ore. Quando le porte si aprono, Gentilino sorride a Samuele: la piccola è già stata risvegliata. «Sono saltato al collo del chirurgo, l’ho abbracciato - ricorda papà Samuele - E quando, poco dopo, ho visto la mia piccolina nella culla, già sveglia e attiva, mi sono davvero commosso». La buona notizia è subito riferita alla mamma, che l’indomani si fa dimettere per raggiungere Lucrezia al Del Ponte.