Long Covid, resta l’infiammazione: "Ma aiuta la risposta anticorpale"

Lo studio dell’Università, su 175 operatori sanitari vaccinati , sulle conseguenze dell’infezione

Il professore Giovanni Veronesi e il primo autore della ricerca Francesco Gianfagna

Il professore Giovanni Veronesi e il primo autore della ricerca Francesco Gianfagna

Varese -  L’Università dell’Insubria ha effettuato uno studio, coordinato dal professor Marco Ferrario, su Long Covid e vaccino. Sono stati analizzati i dati di 175 operatori sanitari dell’Asst Sette Laghi vaccinati con Pfizer: tutti hanno avuto una buona risposta anticorpale, risultata più precoce e più elevata in presenza di alcuni fattori. L’obiettivo era l’identificazione dei fattori che determinano i livelli di anticorpi prima e dopo il vaccino antiCovid.

All’inizio dello studio sono stati misurati i livelli degli anticorpi, eventualmente presenti per una pregressa infezione da Sars-CoV-2, e altri biomarcatori. Dopo la somministrazione del vaccino, i livelli sono stati misurati a vari intervalli per monitorare l’andamento della risposta anticorpale. I risultati sono stati incoraggianti: tutti i soggetti hanno risposto bene al vaccino. Ma è sui dati dei biomarcatori che si è focalizzata maggiormente la ricerca. È stato osservato che molti operatori sanitari, che avevano avuto una precedente infezione da Covid, anche asintomatica, presentavano ancora livelli di biomarcatori infiammatori molto alti.

«Questi dati – spiega Francesco Gianfagna, primo autore del lavoro – possono essere utili per comprendere meglio i meccanismi alla base delle conseguenze dell’infezione. Le nostre analisi mostrano che dopo la risoluzione dell’infezione virale possono restare in atto processi infiammatori, anche in assenza dei sintomi da Long Covid. Questa infiammazione non risolta però sembra allo stesso tempo aiutare la risposta anticorpale". Analizzando le traiettorie degli anticorpi con tecniche statistiche, coordinate dal professore associato di biostatistica Giovanni Veronesi, è stato identificato un cluster di operatori sanitari che avevano riportato una risposta al vaccino più importante: quelli che avevano avuto una pregressa infezione e avevano ancora livelli infiammatori più alti dopo la negativizzazione. È in corso ora la seconda parte della ricerca, sul rischio di trasmissione dell’infezione, su 1500 varesini.