Lonate Pozzolo, blitz contro la 'ndrangheta: droga, bar e parcheggi gli affari del clan

Operavano con il placet di un noto boss

Emanuele De Castro con il figlio Salvatore

Emanuele De Castro con il figlio Salvatore

Lonate Pozzolo (Varese), 15 ottobre 2018 - Un cartello della droga attivo nel Varesotto, ma calabrese d’origine. Tre gruppi criminali distinti e paralleli, che operavano con il placet di un condannato per mafia, e che reinvestivano i proventi in attività commerciali, in particolare due bar e un parcheggio per i viaggiatori di Malpensa. Questo il ritratto di quanto accadeva a Lonate Pozzolo, cittadina nota per passate inchieste di ‘ndrangheta, emerso da un’indagine dei carabinieri della compagnia di Busto Arsizio e che ieri ha portato all’arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare a vario titolo per droga ed estorsione, di 15 persone.

Tra loro anche Emanuele De Castro, condannato in via definitiva per mafia con le inchieste Bad Boys e Infinito in qualità di ‘luogotenente’ della Locale di Lonate Pozzolo e Legnano, accusato di aver violato almeno 15 volte la sorveglianza speciale a cui era sottoposto. Sarebbe lui, stando all’inchiesta, ad aver dato parere positivo a ciascun gruppo di pusher attivo nella sua cittadina, tra cui uno gestito da suo figlio Salvatore. È a lui che, appena uscito dal carcere, De Castro aveva comperato il bar Atlantic (da cui prende il nome l’indagine, coordinata dal pm Rosaria Stagnaro) con tanto di festa di inaugurazione a cui parteciparono volti noti della criminalità locale. Salvatore De Castro poteva contare sulla collaborazione di Michele Pagliari, rivenditore di cocaina dentro e fuori il suo locale e di altri uomini fidati. Sempre in quel bar sarebbero avvenuti gli incontri con un secondo gruppo di malviventi, responsabile del rifornimento di stupefacente.

Non solo Emanuele De Castro sarebbe andato di persona all’Atlantic a «sistemare» due cameriere (entrambe non assunte) che avevano «osato» pretendere il compenso. Il secondo punto di approvvigionamento di droga, in questo caso marijuana e hascisc, era il chiosco Rafael nel parco comunale, sempre a Lonate Pozzolo, la cui gestione dal Comune (all’epoca il sindaco era Danilo Rivolta, arrestato per corruzione nel 2017, ma estraneo a questa inchiesta) l’aveva ottenuta la famiglia Torquitto, padre, madre e figlio. A quel chioschetto, secondo le intercettazioni telefoniche e ambientali, arrivavano clienti da tutta la provincia e dal Milanese. La droga veniva denominata «caffè, birra o aperitivo» e il corrispettivo in denaro «spumante, panettone o abbonamento». Infine nel fascicolo è finito anche il Car Parking Malpensa di Ferno, anche questo intestato a Salvatore De Castro, nel quale come autisti dei pulmini che accompagnavano i viaggiatori all’aeroporto c’erano alcuni pusher, la maggior parte in nero, tanto da costare la sospensione all’attività. A dare il via alle indagini culminate con l’arrivo in simultanea, ieri mattina, di cento carabinieri, con tanto di elicottero e unità cinofile, è stato il tentativo di suicidio di un uomo che, dovendo denaro per debiti di droga a Pagliari, era divenuto vittima di estorsione.