Delitto Macchi, Stefano Binda ricorre in appello

A sei mesi dalla sentenza di primo grado il 50enne accusato di omicidio ha deciso di rivolgersi ai giudici di secondo grado

Stefano Binda

Stefano Binda

Varese, 2 ottobre 2018 - Stefano Binda, 50 anni, condannato in primo grado dai giudici della Corte d'assise di Varese all'ergastolo per l'omicidio di Lidia Macchi, la studentessa trovata uccisa con 29 coltellate nel gennaio del 1987 in un bosco a Cittiglio, nel aresotto, ha presentato ricorso in appello. L'avvocato Patrizia Esposito, difensore di Binda insieme al collega Sergio Martelli ha depositato ieri il ricorso alla Corte d'assise d'appello di Milano. I legali, dopo la lettura della sentenza della Corte D'Assise di Varese lo scorso 24 aprile, avevano definito la decisione dei giudici «ingiusta e inaspettata».

«Ritengo che la sentenza di condanna emessa dalla Corte d'Assise di Varese sia stata ampiamente e validamente motivata, dunque non ho dubbi che, nonostante l'impugnazione presentata dai suoi difensori, le responsabilità di Binda verranno riconosciute anche dalla Corte d'Appello di Milano». Sono le parole dell'avvocato Daniele Pizzi, legale dei famigliari di Lidia Macchi, alla notizia del ricorso in appello presentato dai legali di Stefano Binda, 50 anni, condannato lo scorso aprile dalla Corte D'Assise di Varese per  l'omicidio di Lidia Macchi, studentessa varesina trovata morta accoltellata nei boschi di Cittiglio, oltre 30 anni fa.