Omicidio Lidia Macchi, Stefano Binda viene assolto e torna a casa: desiderio di normalità

L'abbraccio con la mamma e la sorella. Poi, un trancio di pizza e stamattina un giro per il paese, dove è anche stato applaudito

Stefano Binda

Stefano Binda

Brebbia (Varese), 25 luglio 2019 - Stefano Binda è libero. Anche se, come ha dichiarato lui stesso poco dopo la sentenza, "sono stato scarcerato, ma ero libero anche quando mi trovavo in carcere". Il 51enne è stato assolto in Appello nel processo per l'omicidio di Lidia Macchi, avvenuto nel Varesotto 32 anni fa.

In primo grado Binda era stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Varese. I giudici di secondo grado invece lo hanno assolto con formula "per non aver commesso il fatto". Secondo i giudici togati e popolari presieduti da Ivana Caputo non fu lui a massacrare la studentessa varesina con 29 colpi dai coltello la sera 5 gennaio 1987 nel bosco di Cittiglio, in provincia di Varese. Accolte la richiesta di assoluzione presentata dagli avvocati Sergio Martelli e Patrizia Esposito, difensori dell'imputato. I giudici hanno ordinato l'immediata liberazione di Binda che era presente in aula al momento della lettura del verdetto. La Procura aveva chiesto la conferma dell'ergastolo. Le parti civili, molto probabilmente, ricorrerano in Cassazione.

Ieri sera, dopo aver lasciato il Tribunale di Milano, Binda ha fatto ritorno nella sua casa a Brebbia verso le 23.40, a bordo di  Nissan Qashqai di un amico. Per festeggiare aveva scelto di gustarsi un piatto di patatine fritte, ma era troppo tardi e la cucina era già chiusa. Quindi, ecco un bel trancio di pizza ai würstel. Poi, l’abbraccio alla mamma Mariuccia Poli e alla sorella Patrizia ,incontrata in aula e uscita al momento del verdetto. Ad attendere il 51enne uno striscione con la scritta 'Bentornato Stefano'. L'idea è della mamma che appena saputo della liberazione, ha incaricato il nipote di prendere un lenzuolo e delle bombolette spray. 

Questa mattina, un lento ritrono alla normalità. Binda è uscito dalla sua abitazione e si è concesso un giro in paese: prima in parrocchia, poi in edicola, dove è stato applaudito. Rientrato, ha detto di avere "un debito di riconoscenza nei confronti di alcune persone che gli sono state vicine in questi mesi". E ha aggiunto "Mi dispiace per la famiglia di Lidia. Hanno il diritto di pretendere la verità ma non si fa la giustizia con qualcosa che non è la verità e io non c'entro niente".

ha collaborato GABRIELE MORONI