Delitto Lidia Macchi, Binda: miei scritti non c'entrano con omicidio

Pg dispone perizia grafologica su poesia "In morte di un'amica"

Lidia Macchi

Lidia Macchi

Varese, 16 gennaio 2018 - Nuova udienza del processo sul caso di Lidia Macchi, la studentessa trucidata con 29 coltellate la sera del 5 gennaio 1987, nella zona di Cittiglio. In aula Stefano Binda, imputato per l'omicidio. Binda ha cominciato a spiegare il contenuto degli scritti che gli furono sequestrati.  Alle domande del sostituto pg Gemma Gualdi, Binda ha spiegato che uno scritto in cui annotava: "Stefano sei fregato, potrebbero strapparti gli occhi ma quello che hai visto hai visto", il 9 gennaio di quell'anno in una pagina in cui si trovava la fotografia di Lidia "non aveva nulla a che vedere con l'omicidio" ma riguardava una sua sofferenza personale perché di fronte a un bivio: continuare a essere tossicodipendente oppure iscriversi all'Università e aderire a Comunione e Liberazione. Secondo Binda la fotografia di Lidia, inoltre, non era "attaccata" alla pagina, come sostenuto dall'accusa, ma "vagante" nell'agenda. 

A sorpresa il sostituto pg ha chiesto una serie di attività istruttorie compresa una perizia grafologica sulla poesia 'In morte di un'amica', attribuita dall'accusa a Binda e dai consulenti della difesa a un'altra persona: lo stesso Binda ha oggi ribadito di non esserne l'autore. Secondo il pg, "servirà a dirimere definitivamente le divergenze" sulla paternità dello scritto. Il pg ha chiesto anche una consulenza psichiatrica di Binda e ha chiesto una consulenza biologica sui 4 capelli trovato sul corpo di Lidia. Per il sostituto pg "quelle quattro formazioni pilifere appartengono a una persona che certamente non ha nulla a che fare con il delitto" ma sono frutto di "inquinamento" da parte di chi nei giorni precedenti ai funerali, era stato nella camera ardente e aveva toccato il corpo per un estremo saluto. "Anzi - ha detto Gemma Gualdi - lancio un appello: chi ritiene di poter aver inquinato la scena, si faccia avanti così il suo Dna potrà essere comparato per stabilire a chi appartengano quei capelli".

Binda è poi tornato sulla vacanza a Pragelato: "Io ero in vacanza a Pragelato, ero partito il primo gennaio". Stefano Binda ha ribadito il suo alibi nei giorni in cui fu uccisa Lidia Macchi ma alla domanda del sostituto pg su chi ricordava ci fosse con lui in quella vacanza ha risposto: "Non ho ricordi attuali di chi era con me". "A distanza di 30 anni - lo ha sollecitato il sostituto pg Gemma Gualdi - riesce a dirci i nome di una persona che ci assicuri che lei era a Pragelato?". Il pm gli ha sottoposto un lungo elenco di nomi chiedendogli se li ricordava con lui, La risposta è stata puntualmente: "No".

Secondo il legale della famiglia di Lidia Macchi, Daniele Pizzi, l'esame di oggi di Stefano Binda, imputato per l'omicidio di Lidia, uccisa nel gennaio del 1987, "ha evidenziato la totale assenza di un alibi". Per il legale, "Binda non è riuscito a fare il nome di una sola persona che possa assicurare che in quei giorni era, come dice, in vacanza a Pragelato". Il processo è stato aggiornato al 2 febbraio, quando l'imputato sarà esaminato dai legali di parte civile e dai difensori. Il 20 febbraio, invece, i giudici decideranno sull'ammissibilità delle attività istruttorie chieste dal sostituto pg Gemma Gualdi.

(ha collaborato GABRIELE MORONI)