Varese, mondo del lavoro sempre più rosa: il posto fisso rimane un sogno

Presentata una ricerca commissionata dalla Cisl dei Laghi che analizza l’evoluzione degli ultimi dieci anni

Al lavoro in un'azienda tessile

Al lavoro in un'azienda tessile

Varese, 22 novembre 2019 - Aumenta il lavoro in rosa. Lo dice un’analisi sul mercato occupazionale in provincia, curata dal professor Elio Montanari, che è stata diffusa ieri mattina in occasione della conferenza programmatica della Cisl dei Laghi. Un appuntamento che si è svolto alle Ville Ponti, aperto con un ricordo di Giulio Pastore, fondatore e primo segretario nazionale del sindacato. Una giornata che è stata un’occasione di confronto sul presente e sul futuro del mondo del lavoro, con la presenza dei vertici locali e nazionali della Cisl.

I dati dell’indagine sono stati lo spunto di partenza per una tavola rotonda che ha affrontato proprio il tema dell’evoluzione del lavoro nel Varesotto. La ricerca fotografa gli ultimi dieci anni, dal 2008 al 2018, e delinea nonostante la crisi un quadro di leggera crescita nei numeri degli occupati. Lo scorso anno ha visto la presenza di 387mila lavoratori in provincia, di cui 216mila uomini (55,7%) e 172mila donne (44,3%). Si tratta di 9.000 unità in più rispetto al 2008, con un timido aumento del 2,4%, più di un punto percentuale in meno rispetto alla media regionale del 3,6%. Il segno più è dovuto alla crescita dell’occupazione femminile, che ha visto un aumento di circa 15mila unità. Saldo negativo invece per i maschi, con un numero ridotto di 5.000 unità. Ma all’aumento della forza lavoro non sempre corrispondono condizioni contrattuali in grado da garantire un futuro ai dipendenti. I contratti a tempo indeterminato infatti restano un sogno per tre lavoratori su quattro, riguardando solo il 26,2% del totale. Il tempo determinato è la formula più diffusa, con il 50,4%. Seguono i contratti di somministrazione (17,6%), quelli a progetto (3%) e l’apprendistato (2,8%). I lavoratori dipendenti costituiscono l’81,6% del totale, con 316mila unità, 21mila in più rispetto al 2008. Cala invece il numero degli indipendenti, cioè autonomi e professionisti. Attualmente sono 71mila, 12mila in meno di dieci anni fa.

Tra i settori occupazionali quello più in salute risulta essere il terziario, che ha fatto registrare un saldo positivo nel decennio di 14mila occupati, con un aumento del 6,3%. Numeri che riguardano gli ambiti del commercio, turismo e ristorazione e dell’assistenza sociale, dove cresce la componente femminile. Una conferma della tendenza verso la terziarizzazione arriva dall’analisi dei dati delle comunicazioni obbligatorie, ovvero le pratiche di avviamento e cessazione dei rapporti di lavoro, che negli ultimi cinque anni registrano un saldo sempre positivo. Dal 2014 al 2018 il 70% degli avviamenti riguarda proprio il terziario, mentre il 23% è relativo alle attività industriali. I comparti che più di altri soffrono una diminuzione di addetti sono le costruzioni e il tessile.