Busto: "La cosca organizzò la campagna di Efrem"

Nelle carte firmate dal gip, la ricostruzione dei rapporti e degli affari tra il consigliere arrestato e i personaggi legati alla ’ndrangheta.

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di Valentina Rigano

Denaro recuperato con false consulenze e false fatturazioni, destinato alle spese dei familiari degli affiliati alla ’ndrangheta. Di questo è accusato Paolo Efrem, consigliere comunale di Busto Arsizio, arrestato ieri insieme ad altri presunti affiliati alla locale di Legnano-Lonate Pozzolo, accusati a vario titolo di estorsione e false fatturazioni aggravate dall’utilizzo del metodo mafioso.

Oltre centomila euro sarebbero stati fatti saltar fuori dalla società del consigliere eletto nella lista Busto Grande-Lombardia, per poter sostenere le spese dei familiari di Silvio Farao, detenuto in regime di 41 bis e ritenuto parte della cosca Farao-Manicola, a cui la locale lombarda risulta collegata.

A spiegarlo è l’inchiesta “Special Guest” della Guardia di Finanza di Milano, coordinata dalla Dda milanese, che ieri ha fatto scattare l’arresto anche nei confronti di Vincenzo Rispoli, ritenuto vertice della locale e già imputato nel processo Krimisa, di suo fratello Raffaele, di Daniele Frustillo e Giovanni Lillo, genero del presunto boss.

Secondo quanto emerso dalle carte firmate dal gip Sara Cipolla, che ha accolto in toto la tesi accusatoria del pubblico ministero Silvia Bonardi, Efrem e Frustillo avrebbero lavorato insieme, legati da un lungo legame di amicizia, perché la Efrem Trade, società del politico locale attiva nel settore rifiuti, potesse fungere da fabbrica di false fatturazioni.

A far lavorare gli inquirenti su questo nuovo fronte di indagine è stato l’imprenditore bustocco Roberto Molinari che, dopo essere stato arrestato in quanto rappresentante della Smr Ecologia a sua volta operativa nel settore dello smaltimento dei rifiuti, avrebbe deciso di raccontare all’autorità giudiziaria i suoi rapporti e le presunte estorsioni subite dai malavitosi perché nella sua società fossero fatti figurare alcuni personaggi ai quali sarebbe andato un lauto stipendio.

In una delle sue deposizioni agli inquirenti, Molinari ha raccontato di come, nel 2012, "quando Frustillo iniziò a lavorare in Smr", si accorse che conosceva Efrem e che "Frustillo stipendiava Efrem" e che "iscrisse Paolo a un corso per allenatori di calcio a Coverciano".

I rapporti tra il consigliere comunale e i presunti affiliati alla cosca, inoltre, secondo gli inquirenti hanno avuto a che fare anche con le elezioni.

"A dispetto dell’incensuratezza dell’indagato", si legge nelle carte firmate dal giudice, "la vicenda ricostruita attesta stabili collegamenti dello stesso con ambienti primari della criminalità organizzata, i rapporti fra Efrem e Frustillo sono strettissimi".

Prosegue il documento, "fu proprio Frustillo a organizzare la campagna elettorale di Efrem", un altro aspetto che "lascia quanto mai sorpresi, da un lato Efrem è l’autista tuttofare di Frustillo, dall’altro lato, in modo inspiegabile, su Efrem viene costruita una vincente campagna elettorale, sedendo lo stesso in consiglio comunale a Busto Arsizio".

Secondo il giudice Sara Cipolla "Paolo Efrem ha dimostrato estrema disinvoltura nella sistematica emissione di fatture false, finalizzate alla creazione delle provviste necessarie a far fronte alle illecite erogazioni cui Molinari era stato costretto" e così per questa ragione, "unitamente all’opacità dei rapporti che egli ha dimostrato di avere con Frustillo, piuttosto che con alti ambienti del mondo politico locale, conduce a ritenere una sua spiccata pericolosità sociale".