Delitto di Jerago, confermati 30 anni in Appello al 23enne ivoriano

La pm Nadia Calcaterra aveva chiesto l'ergastolo, ma il gup ha condannato l'imputato a 30 anni con il rito abbreviato

Claudio Silvestri

Claudio Silvestri

Busto Arsizio (Varese), 17 novembre 2018 - Confermata la condanna a 30 anni di carcere per Emmanuel Djakouré, ivoriano, 24 anni a dicembre, a processo per l’omicidio di Claudio Silvestri, 45 anni di Jerago, assassinato la notte tra il 4 e il 5 agosto del 2016. Lo ha stabilito la corte d’appello di Milano ieri. «Attenderemo le motivazioni della sentenza, ma di certo presenteremo ricorso in Cassazione – spiega Francesca Cramis, avvocato difensore di Djakouré – A nostro parere ci sono tutti gli elementi per cambiare il capo di imputazione da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale».

Djakouré era già stato condannato a 30 anni in primo grado dal gup di Busto Arsizio Nicoletta Guerrero. Il giovane, che ha confessato l’omicidio, ha sempre detto di non aver mai avuto intenzione di assassinare Silvestri, invalido in seguito a un brutto incidente, ma di volerlo derubare. Silvestri avrebbe fatto delle avance al giovane ivoriano offrendogli anche del denaro. A quel punto Djakouré avrebbe perso la testa reagendo d’istinto, senza alcuna premeditazione. Il giovane, che ha aggredito a mani nude il quarantunenne di Jerago con Orago, lo avrebbe fatto esclusivamente per respingerlo. Djakouré in passato ha dichiarato più volte di non sapere di aver ucciso Silvestri e di essere convinto che l’uomo fosse ancora vivo quando lo aveva lasciato. Il giovane in più di un’occasione si è mostrato pentito per quanto accaduto. «Si è pentito e si è scusato mille volte – spiega Cramis – non voleva uccidere. Ha agito d’istinto. Non sapeva, quando ha lasciato Silvestri, che fosse morto. Lo ha appreso dai giornali. E ha subito confessato il delitto, senza alcuna reticenza. Non ci fu premeditazione, non voleva uccidere, ha reagito ed è accaduta una disgrazia. L’omicidio preterintenzionale è la giusta collocazione giuridica. Come ho detto ricorreremo in Cassazione». 

Due  storie personali diversissime, un incontro fortuito, breve, tragico: Silvestri cercava del sesso occasionale, da una sera, il suo assassino cercava un guadagno facile, forse solo qualche decina di euro da portar via contando sulla vergogna della sua vittima, per quell’incontro sessuale totalmente casuale. Emmanuel Djakouré aveva nel suo passato tracce che conducevano a quel luogo di passaggio per eccellenza: un furto in primavera, in estate una rapina impropria compiuta su un treno, poi – appunto – il finto adescamento. Una escalation in pochi mesi, dal furto di biciclette all’omicidio.