Cardano al Campo, in cella da 4 anni: "Non ha ucciso la moglie"

Coreana cadde nel vuoto in viaggio di nozze. Un turista americano smentisce la teste chiave: lui non la spinse

La sposina cadde dalla finestra della stanza dove si trovava col marito

La sposina cadde dalla finestra della stanza dove si trovava col marito

Cardano al Campo (Varese), 12 ottobre 2020 - Alla fine il turista americano Adam Tanner ha testimoniato. Ma a raccogliere le sua parole via web dagli Stati Uniti - dove Tanner vive e lavora come agente della guardia costiera - sono stati gli avvocati di Daehee Park, il coreano in carcere da più di 4 anni perché condannato anche in appello a 14 anni per l’omicidio volontario della moglie Jungmee Aan, secondo l’accusa spinta giù da una finestra d’albergo di Cardano al Campo, vicino a Malpensa nel 2016, mentre la coppia era in viaggio di nozze.

Contro Park c’è soprattutto la testimonianza di una schermitrice pure lei coreana, Inijong Choi, che dalla finestra della camera a fianco vide la donna ancora a cavalcioni sul davanzale e poi un’ombra alle sue spalle (così la descrisse) che l’avrebbe spinta fino a farla penzolare nel vuoto prima della caduta finale. Nel processo d’appello i giudici non vollero acquisire, ritenendola non determinante, la testimonianza di Tanner che alloggiava al piano di sopra rispetto alla coppia di sposi. Agli avvocati Guido Camera e Guido Alleva, che invece lo hanno sentito a distanza nella loro indagine difensiva anche in vista del verdetto di Cassazione fissato per il prossimo marzo, il racconto del poliziotto appare decisivo.

E capace di mettere in crisi la ricostruzione ufficiale dell’accusa, quanto meno sotto il profilo del “ragionevole dubbio“ sulla colpevolezza dell’imputato. Perché dalle parole di Tanner emerge - questa è la novità - che sia lui che la schermitrice seguirono almeno una parte della scena in contemporanea. Entrambi videro la povera Aan ancora con una gamba a cavalcioni del davanzale. Però Tanner, a differenza dell’altra teste, non vide nessuna ombra spingere la donna facendole perdere l’ultimo appoggio. E notò invece che la vittima aveva le spalle coperte da un piumino che la schermitrice non vide ma che c’era davvero (finì a terra circa 50 secondi prima della vittima, ripreso dalle telecamere fisse). Ma se una teste, per quanto in buona fede, non vede un piumino che c’è di sicuro, come può essere attendibile oltre ogni ragionevole dubbio quando sostiene di aver intravisto un’ombra che spinge? Per la Corte d’assise d’appello, nelle motovazioni del verdetto quello del piumino non visto sarebbe un "elemento marginale" che non toglie nulla alla "precisa ricostruzione" della Choi. Secondo quei giudici, però, i due testi avrebbero assistito alla scena in momenti successivi.

Ma ora le parole di Tanner, che ha descritto la stessa immagine della donna ancora a cavalcioni, sembrano smentire quell’assunto. Secondo i legali di Park, quella sera Aan, che con il marito aveva litigato ma anche svuotato 19 bottiglie di birra, si mise cavalcioni sul davanzale mangiando dei pezzi di pizza e poi finì di sotto senza l’aiuto di nessuno. Park, quando i carabinieri entrarono nella camera d’hotel per fermarlo, dormiva pesantemente nel suo letto.