I Cobas alla caserma Nato "Fermiamo questa guerra"

Presidio a Solbiate delle delegazioni sindacali arrivate da tutto il Nord Italia. Il grido di battaglia: "È ora che i lavoratori facciano sentire la loro voce"

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di Rosella Formenti

Presidio di protesta contro la guerra ieri mattina davanti alla caserma Ugo Mara, sede del Comando di reazione rapida della Nato.Circa un centinaio di lavoratori hanno partecipato, presenti delegazioni operaie di Electrolux, Tenaris Dalmine, Fca di Mirafiori e di altre aziende del Nord Italia. Alla mobilitazione organizzata da Al Cobas hanno aderito Sgc (Sindacato Generale di Classe), Lmo (Lavoratori Metalmeccanici Organizzati), Fao e Soa (Sindacato Operai Autorganizzati), SlaiProlCobas. "Dichiariamo guerra alla guerra" hanno detto i sindacalisti – " anche a quella che ha provocato 1400 morti sul lavoro nel 2021, lottiamo per salari più alti e per il ripristino della democrazia dentro e fuori i luoghi di lavoro. Non facciamoci trascinare in una guerra che pagheranno cara soprattutto i lavoratori e i ceti popolari".

La vera emergenza, hanno sottolineato "è contrastare le scelte di questo governo!". Dunque una protesta pacifica contro la guerra, contro la presenza dell’Italia nella Nato e della Nato in Italia, contro le decisioni del Governo Draghi. "Con l’emergenza Covid, il governo ha emesso provvedimenti anticostituzionali e discriminatori anziché potenziare la sanità pubblica – hanno scritto in un comunicato - Oggi parla di emergenza ed economia di guerra inviando armi in Ucraina e aumentando le spese militari invece di investire in scuola, sanità e servizi pubblici". Hanno sottolineato ancora gli esponenti sindacali "Aumentano i costi dei generi di prima necessità, il pane, in alcune regioni, è arrivato a costare quasi 10 euro al chilo, aumentano benzina, gas, Enel ma gli stipendi rimangono i più bassi d’Europa. La perdita di salario di operai e impiegati nel mese di marzo è già del 7%".

Per Al Cobas e le sigle che hanno aderito alla mobilitazione "è ora che i lavoratori di ogni settore e chi vive del proprio lavoro, facciano sentire la propria voce, contro i rincari dei prezzi, contro la guerra, contro provvedimenti che limitano la democrazia dentro e fuori i luoghi di lavoro. Non facciamoci trascinare in una guerra che pagheranno cara soprattutto i lavoratori e i ceti popolari. Prima che sia troppo tardi". Quindi le richieste: "Fuori le bombe atomiche della Nato dall’Italia,rispetto della Costituzione, no all’invio di armi, no agli aumenti di benzina, gas, Enel e generi di prima necessità, sì all’aumento dei salari, la sicurezza e la democrazia". Domani, alle 15, ci sarà davanti alla caserma di Solbiate un’altra manifestazione organizzata da "Rete senza frontiere" di Varese per rilanciare la mobilitazione contro la guerra. "Siamo per la pace, contro il rischio nucleare e contro la guerra e tutti gli strumenti che la consentono. Bisogna sciogliere la Nato e rilanciare la solidarietà e la fratellanza tra i popoli".