Ucraina, hub regionale dei profughi all’ex caserma di Gallarate

L’ipotesi di un maxi centro di prima assistenza per lo screening sanitario Chi non ha familiari in Italia sarà accolto e poi reindirizzato in altre strutture

Il generale Francesco Figliuolo e Guido Bertolaso in visita all’ex caserma

Il generale Francesco Figliuolo e Guido Bertolaso in visita all’ex caserma di via Milano lo scorso gennaio, quando la struttura ospitava l’hub vaccinale

Gallarate (Varese) -  È l’ex caserma dell’Aeronautica militare di Gallarate la location al momento più accreditata per diventare uno degli hub lombardi per l’accoglienza degli ucraini in fuga dalla guerra. Secondo quanto risulta al Giorno, l’area, che attualmente ospita un centro vaccinale antiCovid e in futuro potrebbe diventare un punto di riferimento regionale per la gestione delle emergenze sanitarie (lì la Regione sta valutando di trasferire anche l’ex mega terapia intensiva del Portello), potrebbe a breve trasformarsi in una sorta di grande e attrezzato centro di smistamento per i profughi.

Un centro che agirebbe su un doppio canale, e il primo riguarda l’assistenza sanitaria, con lo screening disposto dal Ministero della Salute per i rifugiati dall’Ucraina che include il tampone (entro 48 ore dall’ingresso in Italia), l’offerta di vaccinarsi dal coronavirus ma anche da patologie come la polio e soprattutto l’assegnazione di un codice Stp (Straniero temporaneamente presente) o l’iscrizione provvisoria (per donne incinte, minori e titolari di visto Schengen) per accedere alle cure del servizio sanitario nazionale. Il secondo aspetto invece riguarda l’accoglienza vera e propria. Una premessa: nelle prime tre settimane dell’emergenza, la gran parte degli ucraini arrivati in Lombardia ha trovato ospitalità a casa di parenti o conoscenti (55mila connazionali vivono stabilmente in Lombardia, 22.500 tra Milano e hinterland), o attraverso una rete di solidarietà spontanea, tanto che solo il 4% dei diecimila che si sono registrati da fine febbraio ha optato per un posto nei centri d’accoglienza straordinaria. Le circa duemila persone che sino a martedì avevano ricevuto assistenza sanitaria a Milano l’hanno avuta soprattutto nei dieci hotspot aperti tra città e hinterland per chi ha già un tetto.

Nelle ultime ore, però, alcuni segnali fanno pensare a un cambio di passo, cioè all’arrivo di un numero sempre più elevato di cittadini ucraini che in Italia non hanno un appoggio: la scorsa notte al centro d’accoglienza di Bresso, che sarebbe prossimo a raggiungere il massimo della capienza ed è al momento l’hub di riferimento dell’intera area milanese, sono arrivati sette pullman; alcuni occupati da persone dirette in altre regioni, altri no. Tradotto: ci sarà bisogno nel breve di reperire strutture o soluzioni abitative alternative (appartamenti o alberghi) per ospitare i profughi. In questo scenario, l’hub di Gallarate dovrebbe diventare anche un luogo di sosta breve, magari in una struttura temporanea, per il tempo strettamente necessario a reindirizzare gli ucraini nei centri ai quali saranno assegnati. C’è infine sul tavolo l’ipotesi di creare un secondo grande centro, in un’altra area della Lombardia ancora da individuare.