Frontiera, investimenti sulle infrastrutture

Esperti italiani e svizzeri a confronto sulla mobilità di confine: si approfitti del Recovery Fund per migliorare il patrimonio viario

Migration

di Lorenzo Crespi

Dal monitoraggio dei flussi di traffico alle proposte per migliorare i collegamenti infrastrutturali tra Italia e Svizzera. È questo l’obiettivo del progetto Interreg Stich, dedicato alla mobilità transfrontaliera, nell’ambito del quale è stato organizzato un webinar che si è svolto ieri, coinvolgendo gli attori dei due paesi. L’incontro ha visto la presentazione di uno studio condotto da Uniontrasporti, che ha fatto il punto della situazione sulla mobilità nella Regio Insubrica. Un’area in cui vivono 2,7 milioni di persone e che comprende tre province lombarde (tra cui Varese), due piemontesi e il Canton Ticino. Una zona molto attrattiva dal punto di vista turistico: nel 2019 gli arrivi complessivi sono stati 5,9 milioni, con oltre 14 milioni di presenze.

Ma la vocazione dell’Insubria è soprattutto economica, con un totale di oltre 200mila imprese. All’interno dell’analisi un focus particolare è stato dedicato alla provincia di Varese, con una mappatura delle infrastrutture e del loro utilizzo. È emerso che la maggior parte della domanda di trasporto e di servizi logistici riguarda imprese e cittadini del Varesotto, ma per la sua posizione strategica il territorio è caratterizzato anche da un intenso traffico di attraversamento, con Malpensa e il terminale Hupac come maggiori punti di attrazione. Analizzando i flussi della mobilità della provincia di Varese si scopre che è Milano il polo principale a cui fa riferimento la città giardino, con il 60% circa degli spostamenti in uscita ed entrata. Segue Como, intorno al 15%, e quindi il Canton Ticino, intorno al 7%. Per quanto riguarda proprio il traffico transfrontaliero le criticità maggiori si rilevano presso i valichi di Ponte Tresa e Gaggiolo. Tra le alternative efficaci al trasporto su strada viene indicata la navigazione lacuale, che ha le potenzialità per essere un’alternativa efficace per l’utenza dei frontalieri.

Lo studio si conclude quindi con un’analisi dei punti di forza e debolezza. Da un lato c’è una struttura imprenditoriale molto aperta verso i mercati esteri, dall’altro però ci sono infrastrutture strutturalmente inadeguate agli attuali volumi di traffico. C’è dunque l’esigenza di grandi opere, che siano però accompagnate anche da interventi di minore portata e più facile realizzazione per dare respiro al territorio. Un tema su cui ha insistito anche Fabio Lunghi, presidente della Camera di Commercio di Varese, partner dell’iniziativa Interreg. "Siamo molto attenti al mondo delle infrastrutture – ha commentato – è fondamentale che il Governo sfruttando anche il fondo Next Generation Eu possa intervenire non solo nei macroprogetti ma anche sulle infrastrutture locali". In questo quadro non va poi dimenticato l’impatto dell’emergenza sanitaria, che ha avuto effetti sui trasporti da entrambi i lati del confine. In ambito ferroviario in particolare il 2020 è stato caratterizzato da un saliscendi continuo. Attualmente il dato è di 250mila passeggeri quotidiani, pochi rispetto agli 850mila ante-Covid. In Canton Ticino in primavera erano state ridotte le frequenze dei treni dalla mezz’ora all’ora. Da giugno è ripresa l’offerta standard, con il picco raggiunto a settembre con l’80% dell’occupazione dei posti. E domani sarà una data storica per la Svizzera, con l’apertura della galleria del Ceneri, che ridurrà i tempi di percorrenza tra nord e sud Europa, con ovvi riflessi anche sul territorio varesino.