PAOLO CANDELORO
Cronaca

Stabile il numero di frontalieri: le campagne denigratorie non fanno effetto

Sono 62.409 gli italiani che lavorano in Ticino. Il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Massimo Mastromarino: "Dato che deve far riflettere chi vorrebbe meno stranieri nelle aziende del cantone"

Una guardia di confine

Una guardia di confine

Lavena Ponte Tresa (Varese), 11 agosto 2016 - Le forti campagne anti-italiani e il nuovo sistema di imposizione italo-svizzero non sembrano incidere particolarmente sul numero di lavoratori frontalieri impiegati in Canton Ticino. I dati trimestrali resi noti dall’Ufficio federale di statistica, infatti, mostrano come i cali rispetto ai periodi gennaio-marzo 2016 (-0.4%) e aprile-giugno 2015 siano sostanzialmente irrilevanti (-0.6%). Certo, bisogna segnalare che in un anno il numero complessivo di lavoratori stranieri di stanza in Svizzera è aumentato del 3.3%, ma lanciarsi in un paragone - data l’eterogeneità dei territori in questione - potrebbe risultare quantomeno fuorviante.

Sono dunque 62.409 gli italiani impiegati in Canton Ticino, circa 26mila dei quali provengono dal Varesotto: un’attrazione, quella verso le aziende svizzere, che continua a rigenerarsi malgrado il contesto - non sempre facile - nel quale si sviluppa. "Le campagne anti-frontalieri non vanno assolutamente sottovalutate - afferma infatti il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Massimo Mastromarino -, ma la situazione economica a cavallo del confine sostiene la tendenza al frontalierato. A vincere, dunque, non sono le questioni politiche bensì il mercato del lavoro, e questo deve far riflettere in particolar modo chi mette in atto tutta una serie di iniziative che vorrebbero limitare il lavoro transfrontaliero. Fortunatamente, invece, la situazione è ben diversa e riguarda anche i nostri produttori di sabbia che portano la merce al di là della frontiera".

Così, mentre ancora non è arrivata la firma sul nuovo accordo bilaterale (che per quanto riguarda il sistema di imposizione entrerà a regime non prima di qualche anno), si attendono gli effetti della tassa di collegamento, imposta che coinvolge 194 proprietari di aree di parcheggio da almeno 50 posti auto presenti in 67 comuni del cantone: dal 1° agosto, infatti, gli imprenditori colpiti da tale provvedimento devono versare un importo che varia da uno a 3.8 franchi per singolo stallo, col rischio che questa tassa vada a ricadere sulle buste paga dei dipendenti.

"Mi auguro che questa ipotesi non si verifichi - commenta Mastromarino -, ma da parte nostra stiamo cercando di cautelarci ipotizzando la realizzazione di alcuni parcheggi di interscambio nei quali i frontalieri potrebbero lasciare la macchina per poi salire su un mezzo messo a disposizione dalle aziende. Queste aree sarebbero date in gestione alle aziende soggette alla tassa di collegamento, le quali si farebbero carico del costo di stazionamento a una cifra nettamente inferiore di quella prevista dai nuovi regolamenti".