REDAZIONE VARESE

Migranti, l’Esercito svizzero alle frontiere: pronti 800 soldati da schierare

Ponte Tresa, l’operazione anche ai valichi tra Lombardia e Ticino

Il capo dell’esercito elvetico, André Blattmann, ha visitato il Canton Ticino nei giorni scorsi

Lavena Ponte Tresa (Varese) - In caso di un sensibile aumento del numero di richiedenti l’asilo la Svizzera potrà mandare 800 soldati a pattugliare il confine, assieme a guardie di confine e polizia che da anni chiedono rinforzi. Lo ha confermato il capo dell’esercito elvetico, André Blattmann, in visita in Ticino nei giorni scorsi. "L’esercito è pronto a fare la sua parte nella questione profughi, se necessario, con l’invio di 800 uomini", ha detto il comandante delle forze armate elvetiche nel corso di un incontro con le autorità cantonali.

"L’ esercito non decide da solo di intervenire ma viene offerto in appoggio alle autorità e alle istituzioni civili", ha spiegato Blattmann, "è un compito che ci ha dato il Consiglio federale per aiutare alle frontiere le guardie di confine e le polizie dei cantoni. Saranno le autorità civili a comandare, andremo dove c’è bisogno". "È una riserva che viene messa a disposizione delle autorità civili e saranno queste a richiederle per presidiare i posti di dogana e supportare la polizia cantonale", ha confermanto il leghista ticinese Norman Gobbi, del dipartimento interni del Ticino e presidente di turno del governo Cantone. L’esercito svizzero ha anche organizzato un’esercitazione a Basilea, al confine con Francia e Germania, per prepararsi a far fronte a un’eventuale crisi migratoria che riguardi la Svizzera.

Lo stesso Gobbi nei mesi scorsi aveva avanzato l’ipotesi di una chiusura momentanea delle frontiere. In realtà a far diminuire la pressione migratoria alle frontiere svizzera più che la possibilità di schierare l’esercito rossocrociato ci ha pensato la cancelliera Angela Merkel, che con la decisione di aprire le frontiere tedesche ai richiedenti asilo ha di fatto privilegiato altre tratte per i migranti - quella balcanica in primis che ha effetti ben limitati sulla Confederazione e al più concentrati nei cantoni di lingua tedesca. Se il Ticino per mesi è stata la Lampedusa svizzera, con viaggi della speranza verso il Nord Europa che partivano dalla Libia per approdare alle isole italiane, quindi passare per Milano, e infine i valichi di frontiera ticinesi e da qui la Germania o i Paesi scandinavi, oggi la situazione si è modificata. Ma non è detto che domani l’emergenza torni anche a queste latitudini.