Menaggio: era l’incubo dei disabili. Presa gang di stalker

Anni di vessazioni e pestaggi oltre a minacce e umiliazioni riprese con gli smartphone. Ai domiciliari 4 indagati su 12

Indagini dei carabinieri (Archivio)

Indagini dei carabinieri (Archivio)

MENAGGIO (Como) - Vessazioni a disabili, pestaggi a passanti, distruzioni di abitazioni, minacce a persone con fragilità fisiche o psicologiche. Una banda per anni ha imperversato nella zona di Menaggio, finendo nel mirino dei carabinieri: ieri mattina quattro dei 12 indagati sono finiti ai domiciliari, in esecuzione di una misura di custodia cautelare che era stata chiesta dal sostituto procuratore di Como Giuseppe Rose, rigettata dal gip e accolta dalla Cassazione. Il provvedimento ha raggiunto Federico Fraquelli, 22 anni, di Menaggio; Demis Ratti, 23enne di Porlezza; Gabriele Dell’Era, 21 anni, di San Siro; e il 21enne Ndoci Franko di Menaggio.

Assieme ad altri otto coetanei, riuniti di volta in volta in gruppi differenti, si sarebbero resi responsabili di stalking e lesioni per aggressioni e umiliazioni ripetute a vittime scelte a caso. Nel mirino, per anni, due disabili di Menaggio che periodicamente venivano accerchiati, percossi e scherniti, ripresi con i cellulari, spintonati e fatti cadere a terra, molestati spruzzando loro addosso bombolette spray o versando loro in testa cenere di sigaretta, colpiti con oggetti lanciati mentre passavano per strada. Persino spaventati mentre si trovavano nelle loro case. A settembre 2019, uno straniero che stava viaggiando a Tremezzina, era stato colpito con un ombrello spuntato da un’auto che gli era passata accanto: secondo l’accusa Ndoci lo aveva ferito, mentre Fraquelli riprendeva la scena con il cellulare.

La scia di vessazioni aveva coinvolto anche un tossicodipendente di Menaggio e poi ancora un altro loro conoscente, al quale era stata ripetutamente danneggiata l’auto dopo averlo più volte schiaffeggiato e deriso. A dicembre 2019 era stata distrutta a Loveno l’abitazione che un uomo aveva messo a disposizione dei senza fissa dimora. La misura cautelare è stata chiesta per "la gravità dei fatti, la reiterazione ai danni di numerose parti lese, soggetti in condizioni di disagio e di minorata difesa".