Covid, trenta i casi in carcere a Busto Arsizio: 190 i detenuti “isolati”

I reclusi non hanno iniziato l’annunciato sciopero della fame per la sospensione dei colloqui. Il Sappe chiede formazione

Migration

Situazione sotto controllo nella casa circondariale di Busto Arsizio dove sono stati riscontrati 30 casi di positività al Covid 19, ma il problema maggiore resta quello del sovraffollamento, al momento sono 360 i reclusi. "Abbiamo sottoposto tutti i detenuti al tampone – spiega il direttore della struttura in via Cassano Orazio Sorrentino – ai primi 22 casi se ne sono aggiunti altri 8, uno solo ha sintomi non gravi e verrà trasferito a San Vittore, gli altri sono asintomatici". Grazie alla collaborazione con Ats Insubria anche tutti gli agenti di Polizia penitenziaria (sono circa 200) saranno sottoposti al test che già è stato effettuato per gli agenti che sono stati a contatto con i positivi. "Abbiamo parlato con i rappresentanti dei detenuti, comprendono che il momento è molto difficile, complesso e non ci sono contrarietà alle misure prese, come la disposizione della quarantena".

Dall’altro giorno sono aumentati proprio i detenuti in quarantena, da 90 a 190, l’attesa è per il secondo tampone che sarà effettuato la prossima settimana. Al momento nessuno sciopero della fame è stato proclamato dai reclusi che hanno annunciato questa loro intenzione in una lettera indirizzata qualche giorno fa al Ministero della giustizia e al Dipartimento di amministrazione penitenziaria manifestando il loro disagio per le restrizioni in vigore per il Covid che blocca i colloqui con i familiari. Sulla situazione della struttura bustese è intervenuto il Sappe (Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria) con i delegati di Busto Arsizio Pasquale Consentino e Seby Mangiafico che chiedono più controlli e formazione per gli agenti che devono sapere come trattare i detenuti positivi al Covid. Rosella Formenti