Coronavirus, l'infermiera-pallanuotista: "Turni di 12 ore, ma non siamo eroi"

Laura Repetto lavora al pronto soccorso dell’ospedale di Circolo: il racconto delle sue giornate

Laura Repetto in acqua

Laura Repetto in acqua

Varese, 31 marzo 2020 - Di battaglie, in acqua, ne ha combattute tantissime. Adesso la più importante è quella per la vita. Da settimane Laura Repetto, varesina, pallanuotista della Kally NC Milano (serie A1 femminile), all’ospedale di Circolo combatte, in prima linea come infermiera, la battaglia contro l’emergenza coronavirus.

Laura, com’è la situazione?

"Molto pesante perché lavoriamo su turni da 12 ore. La situazione all’ospedale di Circolo non è ai livelli di Bergamo o Brescia: spero che non arriveremo mai a quel punto. Sono stata spostata dalla Chirurgia generale, dove normalmente lavoro: hanno cancellato tutti gli interventi programmati e riadattato i posti letto che sono stati attrezzati per accogliere i pazienti infetti dal Covid-19. Parte del personale, nella riorganizzazione, è stata spostata. Io e altri cinque miei colleghi, in pronto soccorso, dove c’era più bisogno".

È a contatto diretto con i pazienti a rischio coronavirus?

"No perché il pronto soccorso è stato diviso in due aree: le persone che manifestano sintomi d’infezione entrano da un’altra porta, isolati da quelli accolti per altre cause. Io sono nella zona riservata alle altre patologie, per ora, ma spesso capita che chi arriva con un braccio rotto poi risulti anche positivo: per questo prendo le mie precauzioni. Sono sempre con la mascherina chirurgica".

Finito di lavorare, torna dalla sua famiglia o resta in isolamento?

"Non siamo obbligati all’isolamento. La scelta è riservata a noi. Io, per adesso, ritorno a casa dai miei, ma prendo le giuste precauzioni: al pronto soccorso può entrare chiunque, per questo devo sempre stare attenta".

Ha paura di ammalarsi?

"No, si convive con questa situazione. Stando a stretto contatto con i pazienti sono consapevole dei rischi a cui vado incontro. Da infermiera so come funziona il virus e mi comporto di conseguenza: vado avanti e cerco di essere sempre positiva".

Si sente un eroe?

"In molti oggi dipingono noi infermieri e medici come eroi, esempi positivi e molto altro. Adesso stiamo combattendo la battaglia contro il coronavirus, ma prima di quest’emergenza, abbiamo sempre combattuto 365 giorni all’anno contro altre malattie. Io non mi sento un eroe. Semplicemente dò il mio contributo facendo il lavoro che ho scelto di fare".

Fino a quando potrebbe durare questa situazione?

"Guardando l’attualità e parlando con i colleghi e medici sembra che dovrà passare ancora molto tempo. Speriamo si possa tornare alla normalità il prima possibile. Anche se mi chiedo se dopo tutto questo la nostra vita sarà come quella di prima o sarà cambiata per sempre".

Le manca l’acqua?

"L’ultima volta che sono entrata in acqua è stato il 4 marzo. Le mie compagne hanno lavorato anche il 5 e il 6 marzo, io no perché avevo i turni in ospedale. Settimana scorsa ci siamo visti via Skype per una quarantina di minuti di esercizi a corpo libero. Altre volte faccio su e giù per le scale di casa".

Come finirà il campionato di pallanuoto 2019-20?

"Spero che la stagione termini regolarmente. Sarebbe brutto lasciare a metà il campionato. Inoltre, con il fatto che le Olimpiadi di Tokyo si disputeranno nel 2021, la Serie A1 potrà terminare anche oltre il termine preventivato. Si potrebbe finire il campionato d’estate, ma prima bisogna vedere quando usciremo dall’emergenza. Servirà, comunque, una nuova fase di preparazione".