Coronavirus, la dottoressa-sindaco di Gavirate: "Aiutati da tecnologia e lavoro di gruppo"

Silvana Alberio, medico di base e primo cittadino, spiega come l’allarme sanitario per il Covid-19 ha cambiato il suo mestiere

Silvana Alberio, medico di base e sindaco a Gavirate

Silvana Alberio, medico di base e sindaco a Gavirate

Gavirate (Varese), 19 aprile 2020 - I medici di medicina generale sono in prima linea nell’emergenza. A spiegare come è cambiato il loro lavoro negli ultimi due mesi è la dottoressa Silvana Alberio, che ha un ambulatorio a Gavirate, Comune di cui è anche sindaco.

Dottoressa, cosa vuol dire essere un medico di base oggi?

"Il nostro modo di lavorare è stato rivoluzionato. Vediamo molti meno pazienti in ambulatorio: facciamo un ampio lavoro telefonico di scrematura in modo da ridurre il più possibile le visite in sede. La tecnologia in questo senso aiuta, grazie alla ricettazione online che ci permette di inviare le ricette elettroniche con messaggi sul telefono".

Come hanno reagito i suoi assistiti a queste novità? "Non mancano ovviamente i dubbi, le paure e un sentimento di ansia rispetto a questa nuova situazione. Ma dopo una prima fase di sconcerto hanno compreso quello che stiamo vivendo. La fascia d’età più difficile da gestire è quella della popolazione anziana, che fa più fatica a capire che venire in ambulatorio è un grosso rischio. Per loro l’imperativo più importante è quello di restare a casa".

Come funziona la gestione dei pazienti positivi al virus?

"Quando si è in presenza di casi sospetti si cerca di fare tutti i controlli possibili come tac ed esami prima di allertare il 112. Tutto quello che si può gestire esternamente permette di intasare il meno possibile il Pronto Soccorso, che deve affrontare anche le altre tipologie di emergenze. Con i pazienti positivi viene mantenuto un contatto continuo: li sento telefonicamente tutti i giorni per monitorare la loro situazione".

C’è una procedura standard da seguire o varia a seconda dei casi?

"Dall’inizio dell’emergenza mi sto confrontando molto con i colleghi sulle varie linee di condotta. La cosa più difficile per noi medici di base in questo momento è capire come comportarsi in certe situazioni, dove e quando inviare il paziente. Col tempo stiamo affinando il criterio diagnostico grazie a un lavoro di team, abbiamo confronti quotidiani o anche più volte al giorno".

E come si riesce invece in questa fase complessa a garantire la continuità di assistenza a chi ha altre patologie?

"I malati cronici vengono comunque seguiti utilizzando tutti i dispositivi di protezione; sia per noi medici sia per loro. Si cerca di far coincidere tutte le esigenze di cura".

Lei è una delle figure più a rischio in questa fase, la cosa la preoccupa?

"Un po’ fa parte del mestiere, poi abbiamo rivoluzionato il nostro modo di approcciarci al paziente, utilizzando i dispositivi che abbiamo ricevuto".

Che accortezze osserva invece nell’ambito familiare?

"Ho una mamma anziana e spesso ho necessità di assisterla. Quando vado da lei uso tutti i dispositivi del caso, le stesse tutele che riservo al paziente le seguo anche in casa".

Da sindaco come giudica il comportamento dei cittadini?

"La maggior parte si è adeguata bene. Stiamo distribuendo le mascherine in previsione della fase 2 in cui le cautele e le precauzioni dovranno essere mantenute per tutti".