Cavallo vince una corsa all’ippodromo di Varese, ma era stato dopato: indagati proprietario e allenatore

Lo stallone è risultato positivo al Desametasone e all’Idrossimepivacaina: due farmaci che inibiscono il dolore. Le ipotesi di reato sono frode sportiva e maltrattamento di animali

Una corsa all'ippodromo di Varese (foto di repertorio)

Una corsa all'ippodromo di Varese (foto di repertorio)

Avrebbero somministrato farmaci dopanti a un cavallo allo scopo, riuscito, di fargli vincere una corsa all’ippodromo di Varese. Per questo il proprietario e l’allenatore dello stallone sono indagati per frode sportiva e maltrattamento di animali nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Varese e svolta dai carabinieri del Gruppo forestale di Varese e dal Reparto operativo di tutela agroalimentare di Roma.

Il caso è emerso durante i controlli anti-doping previsti dal Masaf al termine di una competizione ippica. Le analisi eseguite sui campioni biologici del cavallo arrivato primo classificato avevano dato esito positivo al Desametasone e l’Idrossimepivacaina, cioè farmaci vietati nelle gare equestri perché possono alterare le performance sportive del cavallo, alterando il suo stato psicofisico o mascherando sintomi clinici.

L’utilizzo di particolari medicinali dopanti ha lo scopo di aumentare le prestazioni del cavallo in termini di velocità e resistenza, inibendo il dolore. Venendo meno la stimolazione algica mascherata dal farmaco, il cavallo compie una prestazione che va oltre le capacità imposte dal suo stato psicofisico mettendo, a repentaglio la sua incolumità e quella del fantino che lo guida.

Secondo l’accusa, poco prima della gara il cavallo è stato dopato dolosamente dal proprietario e dall’allenatore dell’animale. Si ricorda che agli animali deve essere sempre garantito il benessere e il diritto di cura e riposo, se il loro stato psicofisico lo richiede, motivo per cui la somministrazione di sostanze dopanti può configurare il reato di maltrattamento a danno degli animali.